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Bigeye
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Flora e Fauna

Inserito il - 25 marzo 2008 : 18:33:30 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia


Note biografiche:


Nato a Firenze nel 1961, ha compiuto tutti i propri studi a Siena, laureandosi in Scienze Biologiche nel 1983.
Ha iniziato ad interessarsi di ornitologia intorno al 1975.
Attualmente, la struttura di cui è responsabile cura il coordinamento della rete di rilevamento italiana per lo svolgimento dei censimenti invernali degli uccelli acquatici, nell'ambito di un progetto internazionale a lungo termine facente capo a Wetlands International. E’ stato per molti anni membro del comitato scientifico del Wader Study Group e di quello del Centro Ornitologico Toscano, nonché di varie commissioni ministeriali italiane; attualmente fa parte della Commissione Ornitologica Italiana del CISO e della commissione scientifica CITES del Ministero dell’Ambiente.
Ha seguito diverse tesi di laurea, in qualità di correlatore o relatore, presso le Università di Bologna,Milano, Padova e Pisa. E’ stato coordinatore nazionale per l'Italia nel progetto ACNAT/CEE 'Preparation d'un plan de sauvetage pour Numenius tenuirostris' ed ha partecipato ad alcuni progetti LIFE, i più recenti dei quali mirati alla conservazione degli uccelli marini mediante una gestione attiva delle colonie (vedi ad es. Link).





Nicola Baccetti
L''Okkione intervista Nicola Baccetti
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1) Caro Nicola, mi interesserebbe conoscere il tuo parere sullo stato dell’arte dell’ornitologia italiana all’inizio del terzo millennio. Gli ornitologi italiani sono in fase di crescita (sul piano delle conoscenze), in fase inflattiva (sul piano numerico) o alla perenne ricerca di identità?

Non saprei, è difficile generalizzare. Sono sicuramente più di prima le persone che producono lavori ornitologici di buon livello, ma questo non traspare dalle pagine delle riviste italiane, né forse dice molto sull’andamento del livello culturale dell’ “ornitologo italiano medio”. Quanto all’abbondanza della categoria, mi pare che l’aumento forte sia stato qualche anno fa, forse adesso quest’aumento è rallentato, nonostante internet, le mailing lists, e compagnia buona. Molti gruppi ornitologici locali lamentano una scarso ricambio, le nuove leve non sono così numerose.


2) Appassionati, birders, professionisti, pubblicazioni elettroniche in serie, accademia, mailing list e siti web. A tuo avviso la sinergia tra questi soggetti e media è sufficientemente sviluppata o potrebbe essere maggiormente dinamica e fruttuosa?

Direi che spesso una sinergia non c’è, ma questo forse dipende dagli italiani più che dagli ornitologi. E poi, se vogliamo usare il termine ornitologi per unire ricercatori, appassionati, birders eccetera, va detto che queste categorie sono comunque molto diverse tra loro e che i rispettivi interessi e obiettivi non lo sono di meno.


3) In questo momento Nicola quali sono le ricerche in cui sei impegnato e i progetti in fase di realizzazione a cui dedichi le tue energie e competenze?

L’argomento che adesso mi sta più a cuore sono gli uccelli marini coloniali, in particolare berte e gabbiani corsi. I risultati ottenuti eliminando i ratti da alcune piccole isole che ospitavano colonie di berte improduttive da decenni mi hanno dato molta soddisfazione.


4) La crisi in cui versa l’I.N.F.S. che fatica a trovare una corretta soluzione, a tuo avviso rappresenta il sintomo di un paese a bassa “caratterizzazione naturalistica” o può in parte riflettere le difficoltà di indirizzo dell’Ente e del suo funzionamento recente? La mia opinione è che quali siano le cause, la presenza di un ente centrale con funzioni di indirizzo e coordinamento è assolutamente indispensabile. Forse un’articolazione policentrica e con maggiore apertura all’esterno sarebbe utile, ma servirebbero risorse che in questa fase sembra manchino anche per gli aspetti gestionali ordinari. Dobbiamo tuttavia continuare ad avere un approccio positivo e fattivo. Ma io devo solo fare le domande, pardon.

Io invece sarei tentato di chiedere una domanda di riserva… Come molti altri colleghi dell’istituto, questa recente (ma non poi tanto recente) catena di eventi l’ho vissuta malissimo. Non so neppure dire che cosa sarebbe meglio, dal punto di vista organizzativo, probabilmente va bene tutto e il contrario di tutto, il problema non mi pare che sia lì. E non mi pare che l’apertura verso l’esterno sia mancata, almeno sul piano tecnico che è poi l’unico su cui l’istituto ha i titoli per dibattere.


5) Vecchia e nuova Sistematica. Splitting continui di specie e gruppi mi pare possano creare una certa confusione anche tra gli addetti ai lavori. Data per buona la tesi che una sistematica moderna non può prescindere da analisi del DNA e da comparazioni di distanze genetiche per separare gruppi (senza però dimenticare gli elementi classici quali oologia, morfometria, comportamento ecc.), non sarebbe opportuno proporre una sorta di moratoria (mettiamo 10 -15 anni) per sedimentare metodi e conoscenze più ampie e verificate e poi costruire il “Sistema nuovo”?

Una moratoria di questo tipo farebbe forse comodo, ma mi sembra difficile da proporre. Sarebbe come dire per 10 anni ci tappiamo gli occhi, e poi vediamo cosa è successo nel frattempo. E a quel punto magari è tardi per qualsiasi intervento di tutela di popolazioni/taxa che non abbiamo voluto riconoscere come tali perché ci complicavano la vita. No, penso che sia meglio (nei limiti del buon senso di ciascuno) cercare di stare al passo, anche penalizzando l’omogeneità dell’approccio… nella maggior parte dei casi comunque si capisce di che cosa ciascuno sta parlando.


6) Anche se gli studi faunistici in Italia sono tuttora prevalenti e la cerchia degli ornitologi “attrezzati” si è allargata non si riesce ad organizzare una task force coordinata a livello nazionale ed articolata su dimensione regionale in grado di monitorare se non tutta l’avifauna italiana (impresa non impossibile) almeno la maggior parte dei taxa ornitici. Io ritengo che ci sarebbero capacità, voglia e motivazione. Come al solito mancano i soldi (verissimo e grave) o siamo anche un pò troppo cani sciolti e pigri?

Tutt’e due le cose.


7) Gli ornitologi italiani sono stati considerati per troppo tempo dei “paria”, quasi delle schiappe col binocolo a forma di mandolino. Tuttavia mi sembra che la situazione recente sia radicalmente e profondamente cambiata negli ultimi anni. Cosa ne pensi Nicola?

Penso che esageri nella definizione, ma penso anche che è vero che in altri Paesi il livello è (tuttora) ben più alto: e non occorre guardare tanto a nord, la Spagna secondo me è una situazione più istruttiva, perché fino a pochi anni fa non differiva molto dal livello nostro, mentre poi ha fatto passi da gigante.


8) I Cambiamenti climatici, il global warming stanno mutando il panorama faunistico italiano. Per l’ornitologia, si sono osservati locali incrementi di popolazioni nidificanti in ambiente xerico e svernamenti di specie che normalmente avevano aree invernali in Africa. Sembrerebbe, senza entrare troppo nel dettaglio, e dato per certo che nessuno voglia andare a cercare Corrioni biondi sulle dolomiti di Belluno, che sul breve e medio periodo il riscaldamento possa essere valutato come fattore ecologico positivo per un numero elevato di specie. Cosa ne pensi Nicola?

Non penso che gli uccelli selvatici stiano offrendo segnali particolarmente evidenti di rapido cambiamento del panorama faunistico italiano, almeno per quanto riguarda la composizione del popolamento o la distribuzione delle specie nidificanti. Queste cose avvengono per fortuna molto lentamente (ma non nego che ci siano fenomeni in corso: mi viene in mente la lenta espansione dell’Usignolo di fiume, del Beccamoschino, e quella più veloce della Tortora dal collare, che per molti aspetti è peraltro misteriosa). I segnali più numerosi sono invece più sottili, a livello di comportamento migratorio (una specie arriva prima o parte dopo), tende a svernare mentre prima non sembrava farlo… ma in realtà ovviamente già lo faceva, solo che veniva immediatamente falcidiata dal gelo senza aver modo di dare origine a popolazioni con quella particolare caratteristica comportamentale. La macchina evolutiva è sempre in atto, e sarebbe ben strano che non si innescasse quando il clima cambia. Che poi il fattore ecologico sia positivo o meno, non penso sia cosa che si può giudicare nei limiti di una singola realtà nazionale, bensì semmai a livello di distribuzione globale degli uccelli. Ma quando comunque il cambiamento alla base non è un fenomeno naturale, secondo me è ben difficile che si possano ravvisare elementi positivi.


9) Ricerca di base e protezione. Mi interesserebbe una tua opinione sul tema in generale. In particolare, l’apporto degli ornitologi alla creazione dei S.I.C. (Siti Importanza Comunitaria) è stato rilevantissimo, tuttavia questo strumento di gestione stenta a decollare, anche se qualche apprezzabile risultato lo abbiamo ottenuto. L’interfaccia ricerca vs. burocrazia è sempre così “terribilmente” insormontabile?

Premesso che secondo me l’evidenza che gli ornitologi – almeno a livello europeo – hanno ‘lavorato bene’ (= meglio degli studiosi di altri gruppi animali) è soprattutto nel fatto che, prima dei SIC, sono esistite le ZPS, alla domanda che mi fai non so rispondere. Certamente degli scogli esistono, ma insormontabili direi di no. Le situazioni sono magari più difficili in alcuni ambiti locali che in altri, ma esiste comunque l’effetto ‘rimorchio’ per riportarle in carreggiata, intendo l’esempio delle altre zone… E poi i politici, gli assessori cambiano, prima o poi. E’ biodiversità anche questa…


10) Per finire Nicola e per dare uno spunto agli appassionati e agli ornitologi più giovani, quali sono a tuo parere le linee di ricerca maggiormente trascurate in Italia, quali quelle più urgenti e che a tuo avviso non meritano ulteriore dilazione?

Quelle che hanno un risvolto sulla conservazione. I twitchers che collezionano avvistamenti di uccelletti rari e tanto più apprezzati quanto più indistinguibili tra di loro mi danno spesso la sensazione di energie e competenze sprecate. Ma è anche vero che quanto uno fa nel proprio tempo libero è insindacabile…io per esempio coltivo ortensie, che è cosa di certo ancora più inutile che collezionare avvistamenti di uccelli come fossero francobolli.


11) Ringraziandoti di cuore a mio nome e di tutta Natura Mediterraneo, vuoi aggiungere qualche valutazione finale a margine?

Un caro saluto…


Angelo okkione Meschini


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