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Scarabeo rinoceronte

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Scarabeo rinoceronte Oryctes nasicornis

 
 
Scarabeo rinoceronte maschio foto di Giacomo Giovagnoli

Accoppiamento di scarabei rinoceronte foto di Roberto Cobianchi

Larve di scarabeo rinoceronte foto di Nicola Pilon

Pupa femmina di scarabeo rinoceronte foto di Giacomo Giovagnoli

 

 

Lo Scarabeo rinoceronte

Il vistoso corno cefalico e la struttura massiccia ed imponente fanno di questo coleottero un rinoceronte in miniatura. L’Oryctes nasicornis fa parte dei Dynastidae (famiglia che nelle aree tropicali comprende i giganti tra i coleotteri come i generi Dynastes, Chalcosoma e Megasoma) e, superando i 4cm, ne è il più grande rappresentante della fauna europea.
E’ di un bel bruno-castano lucido, con zampe e parti inferiori ricoperte da una folta pubescenza rossastra. Molto evidente è il dimorfismo sessuale: il maschio, oltre al corno cefalico rivolto all’indietro, ha il pronoto con parte anteriore scavata che si inarca assumendo forma a sella.
La femmina, invece, presenta un piccolo tubercolo appuntito sulla testa, e il torace ha solo una lieve depressione circolare. E’ specie molto variabile e, oltre ai grossi maschi, se ne osservano altri più piccoli con corno appena accennato e pronoto molto meno declive; tanto che ad un esame superficiale possono essere facilmente scambiati per femmine. Queste differenze sono riconducibili alla diverse quantità e qualità dei nutrienti assimilati allo stadio larvale.
L’Oryctes è attratto dalle luci e, nonostante la mole, è un discreto volatore; così, già da fine giugno, durante le sere estive capita spesso di vederlo ronzare attorno ai lampioni, o vagare ai piedi di questi. E’ notturno e trascorre la giornata nascosto nel suolo, uscendone all’imbrunire tutto sporco di terra solo per cercare un partner. Gli adulti, infatti, non si nutrono, sopravvivendo anche un paio di mesi (predatori permettendo) grazie alle riserve accumulate nel lungo periodo larvale. Ad accoppiamento avvenuto le femmine cercano dei siti abbondanti in materia organica dove deporre.
Dalle uova, dopo una breve incubazione, escono delle larve aventi aspetto incurvato a forma di C (dette melolontoidi). Si rinvengono, anche numerose, nel ricco strato di humus al di sotto dei tronchi in decomposizione. Crescono velocemente, raggiungendo già al primo inverno il terzo ed ultimo stadio. Continuano a nutrirsi fino alla successiva primavera, quando raggiunti i 6cm, si costruiscono un bozzolo, impastando il terriccio con la saliva, al cui interno passeranno la ninfosi. Dopo circa due mesi, dalla ninfa nasce l’adulto, che comunque resterà nel bozzolo, sclerificando i tegumenti e maturando le gonadi, fino alla successiva stagione, quando emergerà per riprodursi e completare il ciclo. Lo sviluppo si svolge in tre anni e la diapausa dell’adulto è fondamentale per la maturazione sessuale. Le grosse larve sono parassitate dagli imenotteri del genere Scolia, le cui femmine le cercano attivamente nel suolo.
L’Oryctes è presente in tutta Italia, isole comprese, anche con diverse sottospecie; la sua frequenza è variabile risultando discretamente abbondante in alcune regioni e relativamente raro in altre.

Testo di Giacomo Giovagnoli
Foto di Giacomo Giovagnoli
, Roberto Cobianchi, Nicola Pilon

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