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Ramarro

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Ramarro Lacerta bilineata

 
 
Ramarro maschio giovane

Giovane ramarro

 

Il ramarro

Il nome scientifico di questo animale ("lucertola verde" in latino) ben si adatta alla splendida colorazione tipica dei maschi: dorso verde brillante, ventre giallo, gola azzurra. La femmina è di un verde leggermente più smorto, con due o quattro striature chiare bordate da macchioline nere, e non possiede la macchia azzurra sulla gola.
Questa macchia rappresenta per i ramarri un inequivocabile segnale di virilità e la sua vista può scatenare violente aggressioni tra i maschi. I ramarri sono infatti animali territoriali, e, in particolare nel periodo riproduttivo, i maschi stabiliscono il possesso di determinate aree, i cui confini vengono regolati mediante lotte ritualizzate, in cui ciascun animale afferra l'altro per la mandibola, tirando poi con tutte le proprie forze; il più debole si rende presto conto della propria inferiorità e lascia la presa, agitando le zampe anteriori in segno di sottomissione e ritornando rapidamente al proprio rifugio.
Il nido è una piccola buca scavata dalla femmina nel terreno, in cui vengono deposte in genere una ventina di uova dal guscio membranoso. Non esistono cure parentali.
Il ramarro è la più grossa lucertola italiana (può raggiungere i 40 cm, coda compresa), e benché prevalentemente insettivoro, come tutte le lucertole, può nutrirsi anche di uova e nidiacei di piccoli uccelli, che riesce a predare grazie alla grande agilità con cui si arrampica sui rami degli arbusti e degli alberi più bassi. A differenza della maggior parte delle lucertole, infatti, predilige ambienti non troppo scoperti: boschi radi, prati con erba alta, siepi, cespuglieti, bordi di campi. Non ama il caldo eccessivo, tanto che nelle regioni più meridionali lo si può trovare anche in zone umide o in alta montagna; tuttavia al mattino e al tramonto è possibile vederlo su rocce e muretti esposti al sole per la termoregolazione.

Vivace e mobilissimo, in genere fugge con incredibile rapidità all'avvicinarsi di un pericolo (pur possedendo una colorazione che potrebbe mimetizzarlo tra il fogliame), ma se messo alle strette si difende con grande energia, diventando decisamente aggressivo.
E' diffuso in buona parte dell'Europa centromeridionale e sudorientale, ma è assente nella Penisola Iberica (dove è sostituito dalla lucertola ocellata, Lacerta lepida), in Sardegna, in Corsica e nella maggior parte delle isole mediterranee (è presente solo ad Euboa, Thasos, Samotracia, Corfù ed Elba).
Proverbiale è l'ostilità di questo rettile nei confronti della vipera e dei serpenti in genere. In tutta Italia si crede che il ramarro, in presenza di serpenti velenosi, avvisi le persone minacciate con un fischio sibilante. Da qui il detto "Il ramarro tienilo alla tua destra - cioè vicino - perché ti fischia nell'orecchio". E se capita di affrontarli, li assale senza timore, uscendone regolarmente vincitore. La forza del ramarro contro i serpenti, secondo la tradizione, deriva dal fatto che questo rettile non teme il veleno e, anche se morso, riesce sempre a salvarsi mangiando una misteriosa erba antiveleno.
Proverbiale nel ramarro è anche la tenacia: "Tenace come un ramarro", si dice alle persone decise, tutte d'un pezzo, che non indietreggiano mai di fronte alle avversità della vita. Questa nomea deriva dal fatto che le rare volte che il ramarro morde l'uomo, non molla la presa per nessun motivo, resistendo perfino al fuoco. Tanto che, scherzosamente, in Romagna, dicevano che "Il ramarro quando ha preso - con un morso una persona - non lascia più andare finché non sente suonare le campane di Roma".

Lo sapevate che...

Spesso il ramarro viene confuso col basilisco, il mitico rettile che si crede nasca da un uovo di gallo. Come il basilisco, il ramarro ha il potere di ammaliare i nemici con lo sguardo, ma se il primo è ostile all'uomo, il ramarro ne è generoso amico.

 

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