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 La Diaccia Botrona - Padule di Castiglione della Pescaia
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Marco Marchelli
Utente Senior


Città: Genova
Prov.: Genova

Regione: Liguria


510 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 14 luglio 2009 : 19:56:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Immagine:
La Diaccia Botrona - Padule di Castiglione della Pescaia
142,47 KB

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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

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Inserito il - 15 luglio 2009 : 00:54:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
grazie di cuore Marco per queste bellissime riprese che hai voluto inserire nel post e che ci lasciano a bocca aperta. La perseveranza prima o poi viene ripagata da immagini belle come quelle che ci hai mostrato.
Quest'estate al capanno dell'Isola Clodia non si sta avvicinando niente. Tutti gli animali sono al centro del Padule probabilmente per la grandissima quantità di acqua piovana che vi si è riversata nel corso degli ultimi mesi, la quale ha senz'altro abbassato di molto l'indice di salinità dell'acqua. Evidentemente questa condizione concentra in certi punti centrali il cibo per gli acquatici i quali raramente si spingono alla periferia.

Un caro saluto
Beppe


Arriviamo alla verità, non solo con la ragione, ma anche con il cuore.
Blaise Pascal - Pensées 1670.



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Marco Marchelli
Utente Senior


Città: Genova
Prov.: Genova

Regione: Liguria


510 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 15 luglio 2009 : 12:17:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie a te Beppe per tutto il lavoro che hai fatto, sarò in zona per tre settimane ad agosto, non mi dai buone notizie ma pazienza, spero di portare qualche scatto a casa comunque, a volte bastano cinque minuti che ti ripagano ore di appostamento a vuoto, come in questo scatto dell'agosto scorso, una femmina di Falco di palude si posò sull'argine di fronte al mio capannino, purtroppo l'emozione fu tanta da farmi ceffare completamente il momento dell'involo.

ciao

marco

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La Diaccia Botrona - Padule di Castiglione della Pescaia
214,5 KB

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Modificato da - Marco Marchelli in data 15 luglio 2009 12:18:26
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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

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Inserito il - 16 luglio 2009 : 00:13:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sarò anch'io in zona le prime due settimane d'agosto. Purtroppo però quest'anno non c'è assolutamente nulla di interessante: non ho più rivisto i falchi ad esempio. Speriamo che fra due settimane le cose migliorino: pensa che la Bruna, per quanto è piovuto, ha riaperto da settimane lo sbocco al mare che l'anno scorso è stato sempre completamente ostruito. Quindi s'è verificato un ricambio d'acqua notevolissimo con una variazione di salinità sensibile relativa particolarmente alle sostanze azotate (considera che nel Padule esistono grandi allevamenti di spigole ed orate che vengono nutrite con mangime artificiale.....). Probabilmente questa circostanza ha mutato anche il comportamento della fauna.
A presto, Beppe




Arriviamo alla verità, non solo con la ragione, ma anche con il cuore.
Blaise Pascal - Pensées 1670.



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cmoster
Utente Junior

Città: Prato
Prov.: Prato

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Inserito il - 17 agosto 2009 : 18:44:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Beppe e ciao Marco...
Purtroppo la mia vita in 13 mesi è cambiata tantissimo (appena ci riincontreremo Beppe ti racconterò) e quindi non sono potuto andare assiduamente nella Diaccia come una volta...
Ci sono stato in questo e nello scorso we e devo dire che ci sono rimasto molto di sasso nel vedere l'estrema siccità di cui è afflitto il chiaro di ponti di badia...
Un'ambiente difficile per i volatili presenti constretti a "ritirarsi" nelle poche pozze rimaste...

Appena ho 5 minuti liberi posto qualche scatto...

Ciao...

P.S. Domenica mentre smontavo il capanno ho conosciuto Marco ed è stato un vero piacere vista la notevole preparazione e bravura di cui è dotato...
Ho visto anche il suo sito e devo fare i complimenti più sinceri...
Continua così!!!

Matteo

cmoster
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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

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Inserito il - 11 agosto 2010 : 01:11:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
A distanza di un paio di stagioni, avendo nel frattempo raccolto una certa quantità di nuove osservazioni e dopo aver scattato decine e decine di giga di immagini mi sento di poter esprimere un mio personale parere sulla questione della Diaccia Botrona che nel volgere di una trentina di anni ha cambiato aspetto più e più volte fino a giungere a ciò che è diventata adesso, cioè una palude parzialmente salmastra solo in inverno per via degli apporti d'acqua piovana mentre in estate diventa peggio del Mar Morto con tassi di salinità spaventosi, specie nelle parti centrali del Padule di insignificante profondità che non godono di sufficiente ricambio d'acqua, che sia essa salata o dolce.
Il fatto che all'interno della Riserva Naturale della Diaccia Botrona sia stata creata un'azienda di itticoltura efficiente ed assolutamente a norma per quanto riguarda le minime concentrazioni di prodotti azotati emessi nelle acque di resulta derivanti dalla sua attività non deve renderci per tale fatto così ottimisti, anche se l'azienda è considerata benemerita in quanto movimenta le acque e le arricchisce di ossigeno liquido rendendole sotto questo punto di vista migliori di quelle in ingresso.
D'estate, l'acqua che viene aspirata dalle idrovore dell'azienda in prossimità della foce del Bruna (cento metri circa) è praticamente tutta salata in quanto il fiume non ha portata, quindi il suo letto è quasi completamente invaso d'acqua marina. Pertanto nel Padule entra soltanto acqua salata marina, non dolce come si potrebbe supporre vedendola affluire dal fiume attraverso il canale.
Le idrovore potentissime dell'azienda di itticoltura risucchiano grandi quantità d'acqua in questo canale di ingresso al Padule che poco dopo si biforca in un secondo canale di alimentazione verso gli impianti. Un ricircolo in ingresso praticamente di acqua solo marina che viaggia a buona velocità. E' una colonna d'aspirazione potentissima che crea un flusso unidirezionale piuttosto energico, così come quando si aspira col tubo il vino dalla damigiana e questo prosegue fino al suo svuotamento. E' una colonna in ingresso che spinge forte e che tende a mantenere in vita questo flusso direzionale che in parte entra nel Padule e in parte nell'azienda. Successivamente quest'acqua che serve agli allevamenti di spigole, dopo l'utilizzo per le necessità vitali dell'azienda, viene restituita nel Padule, però più ossigenata di prima e questo c'è da ammetterlo. Ma per tutta l'estate immette acqua salata. Solo che d'estate nel Padule non entra altro (se non grazie a qualche pioggia sporadica) e nemmeno esce nulla.
E tutto ciò che si vede entrare a velocità sostenuta.... evapora. Poco o niente ritorna indietro dell'acqua in eccesso attraverso lo stesso canale di immissione (non c'è un canale d'uscita come in un impianto di termosifoni, tanto per intenderci).
Il percorso all'indietro avviene solo in occasione delle maree e dei venti che spirano in direzione favorevole al deflusso, non essendoci altri canali di scarico ma solo quello immissario che periodicamente funge anche da emissario. C'è quindi da pensare che l'acqua aspirata con tanta rapidità e che viaggia sempre in un'unica direzione in entrata, venga a rimpiazzare quella che nel frattempo evapora al sole ed al vento, lungo una superficie così estesa come quella di tutto il Padule.
Ecco perchè nel Padule la salinità d'estate aumenta spaventosamente di concentrazione: l'acqua marina si trasforma in vapore acqueo ma il sale resta nel Padule danneggiando la fauna ittica naturale ma non danneggiando certamente la produzione ittica aziendale in quanto si trova a monte del processo di evaporazione.
In definitiva si aspira acqua marina che evapora al sole creando le condizioni ideali per fare delle saline ed attirando una fauna avicola atipica come cormorani e gabbiani che abbondano e prolificano parassitando l'azienda ittica .
Una volta il padule era salmastro ma sostanzialmente di acqua dolce popolato da una biodiversità di altro genere rispetto a quella attuale. L'apporto di acqua dolce nel Padule era significativo perchè mancando l'attuale pressione turistica, agricola e zootecnica, la falda acquifera era in grado di arricchire il bacino idrico con quantità notevoli di acqua dolce che si sommavano a quella piovana.
L'attività venatoria che alimentava le misere entrate di Castiglione della Pescaia negli anni del dopoguerra, veniva incentivata da lavori di immissione d'acqua dolce nel padule attraverso vie d'acque che erano sempre tenute pervie e che ora non esistono più in quanto non hanno più motivo d'essere dopo la creazione della Riserva Naturale.
Chi se la sente di spendere tempo e denaro nella manutenzione di un qualche cosa che non offre più un ritorno di alcun genere se non unicamente all'azienda ittica?
Oggi esistono altre esigenze che richiedono un tipo di alimentazione idrica diversa, preferibilmente salmastrosalata anzichè salmastrodolce: appunto l'itticoltura, nel caso specifico di spigole o branzini che dir si voglia.
Negli anni passati la situazione era migliore perchè mancava l'inquinamento chimico derivante dall'uso sconsiderato di pesticidi, anticrittogamici, insetticidi e prodotti azotati attualmente usati in quantità vergognose nella campagne adiacenti per ottimizzare i raccolti.
Infine, la proliferazione di aziende dedite alla zootecnìa, specie nella zona di Braccagni, ha inferto il colpo finale all'ingresso di acque dolci in quanto è stata responsabile in massima parte dell'accumulo di sostanze ammoniacali nei fossi d'attesa delle prime piogge stagionali: liquami e prodotti di rifiuto non ancora sufficientemente ossigenati e quindi non ancora trasformati in sostanze azotate quantomeno sfruttabili dalle alghe e dalle piante acquatiche. Ma anche se si facessero "maturare" a sufficienza sarebbero quantitativi pur sempre eccedenti che creerebbero problemi di eutrofizzazione e di successivo interramento del padule.
Questi apporti ammoniacali periodici, massicci e repentini, causati dalle prime piogge stagionali, sconvolgono nel volgere di poche ore la chimica dell'acqua trasformandola in un liquido velenosissimo in grado di determinare morie improvvise e "incomprensibili" nella fauna ittica naturale e d'allevamento del padule.
Ecco perchè non è ben vista l'introduzione di acqua dolce nel padule nè attraverso il Bruna che raccoglie acque inquinatissime nè attraverso l'ipotizzato scarico del depuratore di Castiglione che introdurrebbe acqua dolce filtrata ma ancora, seppur debolmente, ulteriore portatrice di sostanze azotate.
In realtà l'ostacolo maggiore verso questa ipotesi, suppongo che sia determinato dalla paura che al primo guasto del depuratore tutto il liquame venga sversato nel padule con una morìa generalizzata di pesci ed un pericolo reale di infettare le acque diminuendo le capacità di difesa dei pesci negli allevamenti.
Inoltre, se ad un riconosciuto apporto di sostanze azotate, seppur minimo, prodotto dagli impianti di itticoltura va ad aggiungersi quello del depuratore di Castiglione, l'imprenditore privato d'itticoltura potrebbe un giorno sentirsi intimare di ridurre ulteriormente il livello di sostanze azotate dei propri scarichi, fino a quel momento tollerate, con la costruzione di nuovi impianti di depurazione ed altre spese di gestione: questo non appena la crescita della vegetazione palustre tipica delle acque dolci degli anni cinquanta dovesse tornare a riprendere gran vigore a causa dell'eutrofizzazione.
Morale della favola: il Padule ha bisogno dell'imprenditoria privata per sopravvivere perchè se fosse abbandonato a se stesso, senza più cacciatori a garantirne la manutenzione o senza impianti di itticoltura che ossigenano e fanno circolare acqua seppur salata, nel giro di pochi anni si interrerebbe e tornerebbe ad essere malarico. Un percorso obbligato che lo condurrebbe ad un destino prevedibile: il prosciugamento e quindi la bonifica.
La Convenzione di Ramsar ha riconosciuto come zona umida di rilevanza internazionale il Padule della Diaccia Botrona. E per garantirne a livello internazionale la sopravvivenza penso che ci sia bisogno anche di interventi economici da parte della Comunità.
Le soluzioni percorribili per mantenerla zona umida di rilevanza internazionale sono a mio avviso abbastanza scontate:
A) la messa in funzione del depuratore di Braccagni già costruito ed in attesa del primo avvio, per abbattere gli apporti ammoniacali della zootecnia fiorente in quel territorio.
B) l'immissione nella zona nord del Padule delle acque dolci di scarico del depuratore di Castiglione previa costruzione di ulteriori vasche provvisorie di decantazione dotate di un dispositivo minimo di filtraggio in caso di guasti all'apparato centrale. Comunque un sistema che tassativamente eviti di riversare nel Padule i liquami in caso di guasto prolungato: piuttosto in mare vietando la balneazione per il tempo strettamente necessario alla sua riparazione.
C) Divieto di utilizzare prodotti chimici particolarmente aggressivi nei territori abbracciati dal bacino idrico del Bruna calcolando e compensando forfettariamente con denaro la percentuale inferiore di raccolto realizzata a causa di malattie o infestazioni.
D) effettuare alla foce del Bruna lavori di dragaggio della lingua sabbiosa superficiale e di demolizione della platea rocciosa sottostante che in caso di piogge torrenziali e venti di libeccio impediscono il libero deflusso in mare dell'ondata di piena. Tale eventualità, presentatasi già altre volte, provoca la rottura degli argini del Fiume Bruna che riversa migliaia di tonnellate di fango nel padule contribuendo così al suo interramento precoce ed allo stravolgimento improvviso dell'habitat.
E) per quanto riguarda l'azienda di itticoltura sono contrario alle fabbriche della morte e nulla mi interessa del suo destino, seppur devo riconoscere l'impegno e la competenza profusa nella sua realizzazione da parte dell'imprenditore che la gestisce. Ma fintantochè non verrà individuata una spinta alternativa alla sopravvivenza del Padule, come la comprensione che una Riserva Naturale riferita ad una zona umida costituisce di per sè una ricchezza colossale da difendere a qualsiasi costo, la fabbrica della morte rappresenterà allo stesso tempo fabbrica di vita da tollerare in un incredibile compromesso di sopravvivenza.

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Cmb
Moderatore


Città: Buers
Prov.: Estero

Regione: Austria


12844 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 05 ottobre 2010 : 19:33:07 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie per questo report!



"La distinction des espèces de limaces est extrêmement difficile,
et aucun zoologiste n’est encore parvenu à quelque chose
d’un peu satisfaisant sous ce rapport."
H. M. DUCROTAY DE BLAINVILLE 1823

Riassunto del Forum Natura Mediterraneo degli Limax dell'Italia
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LeonardoGR
Utente Senior

Città: Grosseto
Prov.: Grosseto

Regione: Toscana


1341 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 07 ottobre 2010 : 23:19:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Caro Beppe, ci eravamo sentiti in altri luoghi , seppur virtuali ,e anche qui non mi resta che ahimè darti ragione.
In questi giorni hanno fatto a mio modesto parere pure peggio :
La bonifica grossetana sta pulendo gli argini della Molla e del Bruna .... portando via canne di palude e tutto quello che trovano ... e meno male che ora non è tempo di nidi.
Quindi anche quei pochi volatili che resistevano nei pressi del palude (leggi sgarze ciuffetto, folaghe, cannaiole cannareccioni e pendolini ... mi sà che se la son telata ad ali spiegate).
La "ripulita" , diciamo un maquillage , al capanno e alla strada che porta al capanno altro non era che per rendere più comode le riprese della Rai e di Marcopolo (canale satellitare) .
Ma è inutile che chiami la Rai se poi mi distruggi tutto ...
Ad inizio di Settembre era tornata un pò di vita ... in questi giorni mi sembra un pò diminuita ...(ad Agosto c' era il vuoto assoluto ... si sentivano le vampate di sale che ti toglievano il respiro a volte ).
Vuoi per i barbari-turisti-menefreghisti di regole e regolamenti, vuoi per caccia aerei e elicotteri che devono fare le loro evoluzioni proprio sopra il palude, vuoi per la riapertura della caccia .
Quello che mi ha fatto paura, ma che purtroppo è da condividere , caro Beppe ,è quanto tu hai affermato :
non ci sono più i cacciatori a tenere pulito ...
Pensa in che condizioni siamo ...rimpiangiamo la caccia per salvare un ecosistema.
E da maremmano non sapete quanto tutto questo mi faccia male
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Resio
Utente V.I.P.

Città: Sovicille
Prov.: Siena

Regione: Toscana


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Micologia

Inserito il - 11 aprile 2011 : 00:30:53 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di vespa90ss:


Un divieto viene interpretato dalla mentalità comune come una privazione della propria libertà, come un'imposizione senza senso. Non come l'unico strumento esistente per difenderla questa nostra libertà.




E' proprio così, e lo sarà sempre fin quando al divieto non si affiancherà l'educazione. In altre parole, è inutile vietare, se chi dovrebbe rispettare il divieto non ne comprende il motivo: E un pò come quando nelle officine si affigge il cartello "Vietato manipolare organi in movimento" (o qualcosa del genere)... ma che cavolo significa "vietato"? Fai vedere la foto di un operaio con le dita tranciate e stai sicuro che passa la voglia di fare sciocchezze (scusate l'immagine cruda, ma è per rendere l'idea).
Finchè sarà così, non solo un divieto verrà interpretato dalla mentalità comune come una privazione della propria libertà, ma anche l'atto stesso di infrangerlo verrà vissuto come atto di libertà anziche di inciviltà.
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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

Regione: Toscana


6434 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 23 maggio 2011 : 18:45:21 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi dispiace immensamente dover porgere questo triste annuncio ma circa tre settimane fa ho eseguito una serie di scatti panoramici al Padule, simili a quelli già presenti in questa pagina, esattamente dallo stesso punto sopraelevato del Poggiodoro.
Non sono riuscito a scorgere NEMMENO UN FENICOTTERO ROSA.
Non so con certezza cosa possa essere successo, anche se immagino che la causa possa dipendere dalla mancanza di gamberetti nell'acqua, visto che il livello di questa è abbondante. Ho notato una fortissima presenza di alghe borraccinose galleggianti negli specchi d'acqua collaterali (zona ex tiro a volo) per un'estensione di decine e decine di metri quadrati: invasi non direttamente interessati dalle canalizzazioni (ufficiali) di immissari ed emissari. Ciò sta a significare che al loro interno sono state scaricate quantità enormi di sostanze ammoniacali, probabilmente dalla itticoltura presente nel Padule. Vi ricordo che un allevamento industriale di spigole ed orate produce quantità impressionanti di sostanze azotate, sia per il mangime che viene introdotto che per le deiezioni dei pesci. Filtrare le acque richiede dispendio di tempo e di risorse economiche.
L'unica cosa che è cambiata da un anno a questa parte è stata la scomparsa per decesso del vecchio proprietario dell'itticoltura che sembrava l'unica persona in grado di conoscere i delicati equilibri del Padule per regimentare con giudizio gli spostamenti delle masse d'acqua nella Diaccia. E' opinabile che chi ha preso le consegne di questo stabilimento non si è reso conto delle grandi responsabilità che si è assunto ed ha compiuto o contribuito a compiere questo disastro ambientale di bibliche dimensioni.
Penso che a questo punto debba essere istituita una commissione competente e seria come garante delle caratteristiche chimico fisiche dell'acqua del Padule, scegliendo tipologie di personaggi interessate a vario titolo alla sopravvivenza del Padule, visto che un'altra causa possibile potrebbe dipendere dal ventilato sversamento nel Padule delle acque di resulta del depuratore di Castiglione.
Sarà una bella battaglia fra Comune, stabilimento di Itticoltura, organizzazioni animaliste e ambientaliste, fino a quando non verrà individuato il responsabile.

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LeonardoGR
Utente Senior

Città: Grosseto
Prov.: Grosseto

Regione: Toscana


1341 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 25 maggio 2011 : 20:47:00 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Quanto affermi, ahimè è vero. Ma non solo sono spariti i fenicotteri (a dire il vero già da qualche anno se ne andavano verso aprile-maggio) ma è anche molto limitato il numero di limicoli e altre specie palustri.
Da qualche giorno pare che siano attive le idrovore che porteranno acqua dolce in Diaccia (anzi ad essere precisi in Botrona).
Però hanno tagliato ( e il bello fino a pochi giorni fà ) tutti i canneti sugli argini che hanno rinforzato e cmq i lavori , seppur necessari hanno creato scompiglio.
Spero vivavemnte che questo aflusso delle acque riporti l' ecosistema a quello che era un tempo dove tarabusi e tarabusini erano frequentissimi , dove in inverno il palude era pieno di anatre ...
Il fenicottero , sicuramente è bello, porta turismo , ma non appartiene alla Diaccia Botrona e di certo mal sopporta i turisti "balneari" di Castiglioni. E a quanto pare mal sopporta la salinità da lago Tamron (nel cuore africano) che in estate raggiunge il palude.
E infatti sono spariti sia dalla Diaccia che a Orbetello per rifugiarsi (notizia di questi giorni) in Sardegna sul lago Molentargius.


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canon fd
Utente V.I.P.


Città: Grosseto
Prov.: Grosseto

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133 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 22 giugno 2011 : 23:25:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Incuriosito (se non preoccupato) da quanto ho letto sopra, stasera sono andato a fare un salto al capanno dell'Isola Clodia.
Premetto che per impegni familiari prima, e per i due piccoli rondoni nelle ultime settimane, era molto tempo che non andavo nel padule e quindi non posso fare un vero confronto, però oggi la situazione mi è sembrata più o meno quella degli altri anni.
Ci sono diversi cavalieri d'italia, dei quali uno viene spesso a razzolare a meno di venti metri dal capanno, non mancano le volpoche, ho sentito almeno un porciglione.
Sul tardi ha attraversato lo specchio d'acqua davanti al capanno la solita famigliola di cinghiali e sono cominciati gli spostamenti delle anatre.
Purtroppo è sempre alta la frequentazione dei turisti vocianti provenienti dalla Casa Rossa con la barca (ma riusciranno a vedere davvero qualcosa ?)
Quanto ai fenicotteri sono comparsi improvvisamente dopo le 19:30, probabilmente erano in una zona coperta rispetto al capanno: anche se molto lontani ne ho contati almeno 150.

Daniele
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vespa90ss
Utente Super


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Regione: Toscana


6434 Messaggi
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Inserito il - 28 giugno 2011 : 23:42:34 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ieri, andando a Grosseto, ho percorso la strada panoramica sopra Castiglione ed ho notato con grande sorpresa che una colonia di fenicotteri era giunta all'improvviso. Nel pomeriggio di oggi sono tornato nel solito punto d'osservazione a scattare delle foto con il mio MTO 500mm: credo che siano circa seicento esemplari. Nella foto che allego se ne vedono una buona parte ma non sono tutti.
Nel primissimo mattino mi ero invece recato nel capanno di Ponti di Badia dove mancavo da più di un anno e dove ho trovato le firme di alcuni di voi...ma anche i saluti che contraccambio.
La struttura è stata ripristinata, anche se in maniera non ottimale, specialmente sul tetto che ormai si era quasi scoperchiato. Un'anima pia ha portato dei teli ombreggianti da campeggio per coprire le numerose feritoie e l'ingresso da cui penetra una fortissima luce. Andrebbe applicato un secondo telo di tipo fortemente ombreggiante subito al termine del corto corridoio.
L'interno del capanno andrebbe verniciato di nero e sigillato con altre cannucciole nella parte alta dove poggia il soffitto, in quanto trafila troppa luce: si potrebbe anche rivestire di feltro scuro che smorza i rumori ma è una soluzione costosa. E' fondamentale l'ottenimento del buio all'interno del capanno perchè altrimenti si viene scorti ad ogni nostro piccolo movimento. L'ideale sarebbe incernierare degli sportelli di chiusura con gancini di fermo: comunque la verniciatura in nero migliorerebbe tantissimo la situazione. Le mensole portaoggetti andrebbero ricoperte di neoprene o di feltro per smorzare i rumori. Insomma...sono numerosi gli accorgimenti che si potrebbero ancora adottare per ottimizzare il capanno.
Immagine:
La Diaccia Botrona - Padule di Castiglione della Pescaia
294,29 KB

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Pasci
Utente nuovo

Città: Siena
Prov.: Siena

Regione: Toscana


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Flora e Fauna

Inserito il - 06 settembre 2011 : 19:04:42 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Complimenti davvero! Bellissimo lavoro!


Gianmaria Bonari
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tutù
Utente nuovo

Città: Castiglione della Pescaia
Prov.: Grosseto

Regione: Toscana


1 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 23 settembre 2014 : 02:01:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Caro Vespa ho apprezzato molto questo tuo topic, molto bello e devo dire che hai dato un quadro abbastanza puntuale e abbastanza condivisibile sulla attuale situazione idrogeologica del padule, che è l'aspetto che più mi interessa tra tutti; questo fino al tuo penultimo messaggio del 2011 in cui accusi l'impianto di acquacoltura dei problemi della palude. Tu forse, da come ne parli, hai avuto modo di conoscere l'ex titolare dell'azienda, persona stimata fin anche nelle aule universitarie di mezza Italia per il successo unico nel connubiare l'attività zootecnica con il più profondo rispetto per l'ambiente, e a conferma di ciò si sappia che esistono svariate tesi di laurea e di dottorato ed articoli scientifici consultabili online, nonchè report ed esami richiesti da enti pubblici e dall'azienda, disponibili molti di questi online. Anche tu hai giustamente sottolineato i meriti di questa azienda che ribadisco si è da sempre distinta a livello internazionale per il rispetto dell'ambiente, eppure non indugi nell'additarla in occasione dell'ennesima eutrofizzazione incontrollata o una passeggera scarsità di uccelli (quest'anno i fenicotteri sono così tanti da arrivare dentro l'azienda), e ti affidi alla semplice deduzione nel ricercare il vero colpevole degli scempi che nella diaccia si consumano. Nel PIANO DI GESTIONE DELLA FRUIZIONE DELLA RISERVA NATURALE PROVINCIALE “DIACCIA-BOTRONA” APPROVATO CON DELIBERAZIONE GIUNTA PROVINCIALE N.73 DEL 24/05/2006)si legge chiaramente che:
1) le acque reflue della azienda sono costantemente soggette a meticolose indagini biochimiche alla ricerca delle minime imperfezioni e, udite udite, l'acqua in uscita ha le stesse caratteristiche biochimiche dell'acqua in entrata, è questo che rende l'azienda un punto di riferimento in ambito zootecnico e suscita l'interesse anche delle università, comunque prima hai correttamente detto caro Vespa che ciò ha un costo, e ti assicuro non da poco poichè l'azienda ha enormi vasche di fitodepurazione in cui ci sono zero pesci che portano quindi zero introiti e sono solo spese e servono a privare l'acqua delle scorie azotate, fosfati etc. prodotti dagli animali allevati, cosa che gli altri allevamenti si sognano di fare ovviamente;
2)si legge anche che la portata del fosso tanaro (dal quale l'azienda attinge l'acqua) non rappresenta che 1/9 della portata sotto casa ximenes e che, a rigore di logica matematica, influenza l'ecosistema palustre in maniera di gran lunga inferiore a quella che tu (e anche le istituzioni) sembri averle conferito, come se l'acqua introdotta dall'azienda in diaccia fosse la quota maggiore e lo fosse di gran lunga;
3) per finire, lo scarico delle acque dell'azienda avviene nell'esatto punto dell'opera di presa, cioè l'azienda riutilizza l'acqua di scarico e lo fa proprio perchè è pulita come quella che viene dal fiume-fosso tanaro (e a volte anche più pulita), non è che l'azienda inietti attivamente acqua salata all'interno della diaccia botrona in un contesto di acqua dolce andando ad alterare lei gli equilibri naturali: finchè c'erano i cacciatori c'era l'acqua dolce/salmastra perchè loro sbarravano l'ingresso di acqua in intere zone della palude, queste si seccavano subito e ci cresceva la cannuccia senza fare deserti di sale come invece accade ora perchè non c'era l'attuale continuo lento apporto di acqua salata con le maree (che ovviamente evapora lasciando sale) che si perpetra giorno dopo giorno per tutta la stagione estiva, coi cacciatori le poche aree lasciate irrorate avevano una estensione sufficientemente ristretta da essere effettivamente invase dall'acqua dolce (che in maremma non è mai stata abbondante, neanche ai loro tempi, ma era meglio gestita nella diaccia) in misura tale da creare quell'ambiente dolce/salmastro che oggi tutti auspicano di riavere SENZA PERO' fare quegli interventi artificiali che a suo tempo ne erano la causa (altrimenti si va contro il principio stesso di "area protetta" no?) e in questa situazione le istituzioni non potendo dare la colpa al concetto di intoccabilità della riserva naturale e non potendo di certo dare la colpa a se stesse (incuria, inettitudine, disinteresse, malafede...) INDIVINATE A CHI LA DANNO: all'impianto di acquacoltura che sta in un angolino della diaccia anche se analisi alla mano è ad inquinamento ZERO, in fondo diciamocelo nell'immaginario collettivo un impianto zootecnico inquina a prescindere, basta vedere le deduzioni dove portano, figuriamoci un impianto ittico con tutta quell'acqua (e qui ti rinnovo l'invito Vespa ad evitare di fare deduzioni senza prove scientifiche, perchè altrimenti maledettamente fuorvianti).
L'ultima considerazione la farei sul concetto di FABBRICA DELLA MORTE: i pesci allevati vengono uccisi velocemente con il biossido di carbonio o per shock ipotermico, questo per legge in tutti gli allevamenti di pesci di Ialia, quelli pescati non ricevono questo lusso ed in ogni caso l'acquacoltura è descritta dalla CE, falla FAO, da altri enti e su migliaia di articoli scientifici (leggere per credere) come l'unica possibilità ecosostenibile di soddisfare le crescenti richieste di pesce a livello globale, in netta contrapposizione con la pesca che è la colpevole dell'immane e indecoroso depauperamento della fauna marina iniziato 70 anni fa e al tracollo totale oggi.
Vespa spero non te la prenderai per queste precisazioni che ho ritenuto opportuno fare ma erano doverose nel rispetto e tutela del nome del compianto ex titolare dell'azienda, che mi piace pensare sia ancora in padule a vegliare sull'impianto e sulla diaccia come ha fatto per mezzo secolo, spero invece che vorrai continuare a deliziare noi tutti con altre foto del padule. Un saluto.

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vespa90ss
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Inserito il - 05 giugno 2015 : 00:42:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
caro Tutù, leggo soltanto adesso, a distanza di mesi, il tuo intervento. Desidero precisarti io alcune cose, adesso. Cominciamo dalla gestione del vecchio Fornaciari, il padre, che a detta di tutti i castiglionesi era molto illuminata e che io non ho messo affatto in dubbio, anzi ho sottolineato positivamente. Semmai è la conduzione dei nuovi titolari quella che non funziona più a dovere.
Il vero problema della Diaccia consiste nella progressiva trasformazione dell'ecosistema da palustre leggermente salmastro (garantiva la crescita di vegetazione tipicamente d'acqua dolce come il "batacchio" (Typha latifolia) ora scomparso, a fortemente salato tanto da favorire lo sviluppo di gammaridi e delle pulci d'acqua marina, i Talitrus e le Orchestia, tipici della fascia di battigia.
La presenza dei Fenicotteri che si nutrono di tali crostacei, avvalora ulteriormente questa nuova realtà.
L'acqua salata o fortemente salmastra è d'altro canto assolutamente necessaria per la sopravvivenza delle spigole e delle orate.
L'acqua del fosso Tanaro in entrata verso le idrovore dell'impianto di itticoltura, viene regolata sfruttando le maree che spingono l'acqua marina nel primo tratto del fiume Bruna dove il fosso Tanaro si alimenta. Quando le idrovore sono in funzione alla massima potenza, l'acqua viaggia ad una velocità molto sostenuta mentre quella nel fosso parallelo di scarico (Antico Fosso Navigabile) defluisce ad una velocità infinitamente più bassa perchè si disperde in buona parte nel Padule, subito dopo la permanenza nelle vasche di decantazione e in quelle algali. Quindi nel Padule entra acqua prevalentemente marina, in particolar modo nei mesi estivi quando la piovosità si riduce al minimo e il fiume Bruna non ha portata d'acqua dolce. Ma è comunque il giochetto dello sfruttamento delle ondate di marea che viene gestito con scaltrezza. Se a ciò aggiungiamo quella percentuale, seppur ridotta, di sali ammoniacali derivanti dai processi di nitrificazione che gli impianti di depurazione non riescono ad intercettare (l'inquinamento zero è una favola per i bambini, specie se per ottenerlo bisogna disperdere molte risorse in tempo e denaro), appare evidente come la salinità possa raggiungere livelli intollerabili per molte specie animali e vegetali.
Per quanto riguarda i controlli...beh...lasciamo perdere.
Meglio stendere un velo pietoso sopra e passare ad altro argomento: non siamo nati ieri e sappiamo benissimo come funziona questo mondo.
Concludo facendoti notare che la FABBRICA DELLA MORTE è un luogo dove vengono sterminati milioni di animali ogni anno. E per loro non cambia assolutamente nulla sapere che verranno uccisi con il biossido di carbonio o per shock ipotermico, tantomeno sapere che vengono considerati "unica possibilità ecosostenibile" per soddisfare le crescenti richieste di pesce a livello globale. Loro vogliono solo vivere... ma saranno soppressi e basta.
Ma questo è un argomento che non rientra fra i temi di conversazione di questo forum.
Contraccambio il saluto.

Arriviamo alla verità, non solo con la ragione, ma anche con il cuore.
Blaise Pascal - Pensées 1670.
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