SEZIONE ANIMALI MARINI PROTETTI "CARMINE DI SILVESTRO"
MAMMIFERI E RETTILI DEL MEDITERRANEO
PESCARA
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L'attuale Museo del Mare nacque negli anni cinquanta come Museo Ittico grazie alla passione e alla competenza dell'allora direttore del Mercato Ittico di Pescara, il dottor Guglielmo Pepe, persona squisita che ebbi la fortuna di conoscere. Oggi purtroppo il museo non è fruibile, in attesa della sistemazione definitiva in un bell'edificio nella zona portuale nei pressi del neonato Ponte del Mare, edificio già assegnatogli, ma nel quale, per motivi sui quali è meglio tacere, ancora non può essere allestito. Si è pensato quindi di riaprirne almeno un'ala in un locale vicino, e così, poco più di tre anni fa è nata questa sezione. A presto le prime foto.
E' lo scheletro di una Balenottera comune di circa 14 metri che andò ad arenarsi e a morire il 25 maggio 1987 in Sardegna, nei pressi di Olbia, dopo la collisione con un traghetto. La carcassa fu acquisita e recuperata dal museo, e lo scheletro fu preparato ed assemblato da un'equipe capitanata dal dottor Vincenzo Olivieri, l'attuale direttore, nonchè referente per l'Abruzzo del Centro Studi Cetacei della Società Italiana di Scienze Naturali.
Stefano
Modificato da - Stepa in data 05 febbraio 2012 01:26:52
Questo giovane Capodoglio di 10,5 metri invece, fu trovato agonizzante davanti alla spiaggia di Ortona(CH), pochi chilometri a sud di Pescara, nel maggio del 1984. Si cercò di restituirlo al mare aperto, ma ogni tentativo si rivelò vano. Nel suo stomaco fu trovata una buona quantità di sacchetti di plastica, ceramente ingeriti perchè scambiati per cefalopodi (calamari o totani), dei quali il cetaceo si nutre. Nel corso della necroscopia fu inoltre trovato vicino allo sfiatatoio questo proiettile, sparato chissà da quale imbecille con un fucile.
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Stefano
Modificato da - Stepa in data 05 febbraio 2012 12:38:43
Si Claudio, effettivamante l'allestimento è bellissimo, e il tutto ti dà una sensazione particolare, ti rendi realmente conto della maestosità di questi giganti (a proposito, non l'ho detto, ma forse s'era capito, la sagoma sul pavimento riproduce il profilo dell'animale integro). Ma purtroppo devo deluderti, questa è l'unica sala attrezzata in questo modo, il resto è quasi tutto esposto in vetrine, anche se con un certo buon gusto. Chissà in futuro, con la sistemazione definitiva....
Ciao Stefano,il problema dei sacchetti di plastica é certamente serio,non solo perchè inquinano e hanno una biodegrabilità molto lunga,ma risultano molto pericolosi per tutti gli animali che li ingeriscono,oltre alla balene e i capodogli,anche i delfini,i tursiopi,le tartarughe a altri.A riguardo dell'idiota che ha sparato non ho parole,é vergognoso e ignobile.L'istituzione museale é sempre bello e importante finché siano seguiti i criteri giusti sperando che non vengano abbandonati come spesso accade.Originale la sagoma sotto gli scheletri.Mi auguro che il museo raggiunga la sua sede definitiva nel più breve tempo possibile.
Hai perfettamente ragione Luigi, purtroppo avrai modo di vedere in questo post altri danni fatti a questi animali dalla irresponsabilità o dalla cattiveria umana, non è tutto qui, purtroppo.
A Fabio (ma anche a Claudio, a Luigi e a quanti ne fossero interessati): ti aspetto quando vuoi. Il problema è che purtroppo attualmente il museo è visitabile solo su appuntamento, quindi avvertimi almeno un paio di giorni prima della tua eventuale venuta, magari con un messaggio privato, cercherò di organizzare e anche di rendermi disponibile.
Non ho potuto o saputo fare di meglio nel fotografare questa Stenella striata arenatasi sulle coste abruzzesi. La "cartolina" della seconda foto, comunque, riproduce la torre civica del Palazzo Comunale della mia città.
Due esemplari di Tartaruga liuto, la più grande esistente. Presente in tutti i mari, si rinviene anche in Mediterraneo, dove però non sembra riuscire a riprodursi. Il primo esemplare è un vecchio reperto, non so di quanto tempo fa. Il secondo ha il cranio fracassato, ucciso dall'elica di un motoscafo a Taranto, nel 1959.
La Tartaruga comune, la più piccola mediterranea, è presente con un discreto numero di esemplari. Voglio sottolineare che naturalmente nessuno di questi esemplari è stato "sacrificato" per il museo, anzi devo dire che in passato diverse tartarughe ferite sono state curate e rimesse in libertà dal gruppo di veterinari e biologi del Museo Ittico, le ultime non molto tempo fa. Le radiografie qui riportate documentano un paio di ami di palamiti, utilizzati per la pesca di tonni e pescispada, rinvenuti in passato in due esemplari di tartaruga.
Un giovane esemplare di Foca monaca dalla Sardegna, Cala Gonone, tanto tempo fa.
Stefano
Ma siete sicuri che sia una foca monaca? Perché secondo me è un'otaria: ha le orecchie esterne ele pinne caudali separate... Comunque gli altri allestimenti sono molto belli!
"Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata." A. Einstein Rupibex
Ma siete sicuri che sia una foca monaca? Perché secondo me è un'otaria: ha le orecchie esterne ele pinne caudali separate... Rupibex
Quando ho girato il tuo quesito al dottor Olivieri mi sono sentito rispondere testualmente: "non ha tutti i torti". Il discorso è abbastanza complesso. Quello è un esemplare acquisito più di mezzo secolo fa, proveniente dalla Sardegna, e preparato non si sa più da chi. Intanto è un cucciolotto e (penso io) potrebbe avere sembianze leggermente diverse da quelle di un adulto, e poi chissà come è stato preparato. Credo sia impagliato, le orecchie, che negli adulti, è vero, sono rudimentali, potrebbero essere state erroneamente allargate dal preparatore (ovviamente è una mia ipotesi). E le pinne caudali sono separate si, ma non del tutto, quelle potrebbero essere proprio da Foca monaca. Le pinne delle otarie dovrebbero essere un più staccate e più ventrali, più adatte, oltre che al nuoto, alla deambulazione. Comunque i dubbi ci sono...e rimangono.
Ma siete sicuri che sia una foca monaca? Perché secondo me è un'otaria: ha le orecchie esterne ele pinne caudali separate... Rupibex
Quando ho girato il tuo quesito al dottor Olivieri mi sono sentito rispondere testualmente: "non ha tutti i torti". Il discorso è abbastanza complesso. Quello è un esemplare acquisito più di mezzo secolo fa, proveniente dalla Sardegna, e preparato non si sa più da chi. Intanto è un cucciolotto e (penso io) potrebbe avere sembianze leggermente diverse da quelle di un adulto, e poi chissà come è stato preparato. Credo sia impagliato, le orecchie, che negli adulti, è vero, sono rudimentali, potrebbero essere state erroneamente allargate dal preparatore (ovviamente è una mia ipotesi). E le pinne caudali sono separate si, ma non del tutto, quelle potrebbero essere proprio da Foca monaca. Le pinne delle otarie dovrebbero essere un più staccate e più ventrali, più adatte, oltre che al nuoto, alla deambulazione. Comunque i dubbi ci sono...e rimangono.
Stefano
Ho capito... Comunque secondo me (anche se fosse un giovane) assomiglierebbe di più ad un leone marino della California che a una foca monaca.
"Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata." A. Einstein Rupibex
La Tartaruga embricata, praticamente ubiquitaria, è presente, ma molto rara in Mediterraneo. Gli individui presenti nel museo sono stati sequestrati dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato nell' aeroporto di Fiumicino a turisti di ritorno da paesi tropicali.
Soltanto una corazza per la Tartaruga di Kemp, la più piccola, ma anche la più rara tartaruga esistente. E' specie atlantica, ma è presente con qualche individuo erratico anche nel Mediterraneo.