Di seguito sono illustrate alcune fra le più importanti piante che si possono incontrare sulla Majella. Vorrei iniziare citando la Crepis bithynica, una piccola asteracea nota in Italia solo sulla Majella e che ha il suo areale principale sui monti della Penisola balcanica e Anatolia Settentrionale. Il fatto curioso è che sul massiccio italiano la sua presenza è stata riscontrata solo da poco, negli anni 90. Nei settori sommitali, dove cresce fra pietrischi, la sua presenza non è poi tanto rara, ma evidentemente è stata in passato confusa con specie somiglianti. Fra tutte spiccano l’Adonide curvato e la Viola della Majella, entrambi compresi nel Libro rosso delle piante d’Italia, come specie rare. La prima è una ranuncolacea a fiori gialli, che cresce sui brecciai consolidati, al di sopra dei 2000 mt, ed è presente sui principali gruppi montuosi dell’Appennino centrale (Gran Sasso, Majella, Velino, Sirente e Sibillini). Mentre la Viola della Majella è ancora più localizzata, crescendo fra i detriti calcarei al di sopra dei 2400 mt, sul Gran Sasso, Majella, Monti della Laga e sul Monte Vettore (Sibillini). Alle specie protette appartiene anche il Genepì appenninico, attualmente inquadrata nella specie Artemisia umbelliformis ssp. eriantha, in Italia presente sull’Appennino centrale (Gran Sasso, Majella, Monti della Laga, Monte Vettore) e Piemonte. Una specie poco nota è la Saponaria con foglie di Pratolina, una pianta cespugliosa delle montagne Nordmediterranee, dalla gialla infiorescenza capituliforme , il cui nome le deriva nella somiglianza delle foglie basali con quelle delle margherite. Da noi è presenti nelle regioni dell’Appennino centrale, risultando decisamente rara. La pianta conosciuta come Genziana della Majella (Gentiana magellensis) e nota per il centrappennino (Laz-Abr-Mar) è stata recentemente inclusa nella specie Gentiana brachyphylla ssp. favratii, con più ampia distribuzione. Più comune è la congenere Genziana primaverile Un cambio nomenclaturale ( mai affezionarsi ai nomi delle piante !) è avvenuto anche nella Stregonia siciliana (ex Sideritis syriaca) adesso denominata Sideritis italica e considerata pianta endemica dell’Appennino centromeridionale e Sicilia, ovviamente. Questa bella labiata ha foglie ricoperte di un candido tomento, molto gradevoli alla vista e soffici al tatto. Un ristretto endemismo di Abruzzo-Lazio e Molise è l’Astranzia degli Appennini, nella ssp tenorei. Le brattee, che presentano tre nervi, sono bianche con il dorso caratteristicamente colorate di bruno, con sfumature rossastre. Vive nei pascoli sassosi, fin oltre i 2000 mt. Questa è considerata una sottospecie diversa da quella che vive in Toscana (A.pauciflora ssp. pauciflora). Insieme al Tarassaco dell’Appennino, sugli altopiani della Majella vive anche il Tarassaco glaciale. Quest’ultima è specie importantissima per vari motivi; innanzitutto è una pianta endemica dell’Appennino abruzzese e territori limitrofi di Lazio e Molise, poi per la sua rarità è inserita nel Libro rosso delle piante d’Italia; infine ha la particolarità di presentare caratteri genetici ancestrali, che lo fanno ritenere un probabile relitto terziario. Fra i tarassachi è l’unica specie diploide e con normale riproduzione sessuale. Purtroppo questi tarassachi, anche se crescono ad altitudini elevate, venivano un tempo diffusamente raccolti, fattore che ha contribuito alla loro rarefazione. Una piantina graziosa, per via dei suoi petali arrossati, è la Radicchiella aranciata. Questa cresce sull’Appennino con la ssp. glabrescens, che si contraddistingue dalle piante alpine (ssp. aurea), per via dei capolini più piccoli. Insieme al Tarassaco glaciale e appenninico, trifogli e poche altre specie, fa parte della caratteristica vegetazione del fondo delle doline, di cui i pianori d’altitudine della Majella sono letteralmente disseminati. Il raro Ranuncolo a foglie brevi, spunta qua e la fra le rocce, con le sue caratteristiche foglie glauche triforcute che si richiudono a formare un semicerchio; nella sequenza di immagini si notano le varie fasi di crescita. Tale specie ha il suo areale nei monti del S-E Europeo e sull’Appennino centrale. Profonda ammirazione va alla bellissima Radicchiella dei ghiaioni, inconfondibile fra le Crepis per le foglie carnose, quasi bianche, che si confondono fra le rocce calcaree. Le foglie hanno più lobi, ma quella apicale è di gran lunga la più sviluppata. A giustificazione del suo nome questa pianta è una vera specialista nel vivere fra le ghiaie in continuo movimento e che tendono a ricoprirla, ma grazie ai suoi rizomi e fusti striscianti riesce sempre a riemergere e regalarci la visione dei suoi fiori gialli. In Italia la sua presenza è limitata alle Alpi occidentali e Appennino centrale. Altra specie glareicola importante è la rara ed endemica Erba storna appenninica, anch’essa dotata di un lungo rizoma. Le sue fioriture rosee si ritrovano sui monti calcarei dell’Appennino centrale, al di sopra dei 1800 mt. L’endemico Millefoglio di Barrelier è piuttosto comune sulla Majella, al di sopra dei 2000 mt. Le immagine rappresentano le due forme della stessa specie, la prima normale; la seconda con una pelosità più densa e lacinie delle foglie più ridotte e meno incise, nota come forma “schouwii”. Quest’ultima si ritrova nelle fasce più elevate dell’Appennino. Specie di grande rilevanza è la Camomilla delle pietre (Anthemis cretica ssp. petraea), endemica dell’Abruzzo, cresce solo sui monti della Majella e del Gran Sasso. Fra i trifogli un cenno particolare merita il Trifoglio norico, un antico relitto dei monti del SE Europa e che penetra in Italia con la ssp noricum, (Alpi orientali) e la ssp praetutianum che si ritrova in Abr e Mar. Questa pianta ha un aspetto un pò simile al Trifolium pratense, dalla quale si distingue per le foglie più lanceolate, i fusti e piccioli più pelosi e i denti del calice subeguali. Inoltre la ssp praetutianum ha corolle generalmente roseo porporine verso l’apice, diverse dal bianco-giallo pallido della ssp noricum. Fra gli astragali vi sono l’Astragalo dei Pirenei (gen. Astragalus) e l’Astragalo meridionale (gen. Oxytropis). Il primo è presente sulle Alpi, anche se con delle lacune, e sui monti calcarei abruzzesi (raro). L’Astragalo meridionale, specie eurasiatica, è presente sull’arco alpino, mentre sull’Appennino è molto rara e limitata su pochi monti di Mar, Laz e Abr. Una particolare riguardo va ancora alla Campanula spigata, altra specie ritenuta rarissima per l’Appennino centrale, un pò meno raro sulle Alpi. La Majella rappresenta la stazione più meridionale per la sua diffusione in Italia. Ugualmente importante è la Campanula di Tanfani, un interessante endemismo di Laz-Abr-Mar e Umb. L’ultima nota riguarda la Poligala, del gruppo P.alpestris; questa contiene due specie molto somiglianti, la P.angelisii presente sugli Appennini e la P.alpestris diffusa sulle Alpi. Recentemente sono state raggruppate nell’unica specie P.alpestris Rchb. , anche se il loro valore sistematico deve essere ulteriormente investigato.
Gran parte delle piante riportate crescono ad altitudini elevate, in ambienti severi. La prima e l’ultima immagine danno l’idea di questi paesaggi “lunari”. Un saluto Marco