Sulla Majella vi sono diversi itinerari nei quali è possibile spaziare, in poche ore, fra le varie tipologie di vegetazione, che cambiano con l’altitudine. Nel versante orientale, il più bello e completo di tali percorsi, può considerarsi il Vallone di Fara S.Martino, a cui si riferiscono gran parte delle immagini delle fioriture riportate. Partendo dall’omonimo abitato, circondato da boschi di roverella, si entra presto all’interno di gole rupestri, sulle cui rocce sono abbarbicate numerose piante di leccio. Proseguendo tra imponenti pareti rocciose, che di tanto in tanto si restringono per poi riallargarsi formando delle “sale”, si giunge nella faggeta che prende sopravvento sui radi boschetti di carpino nero. La faggeta appare folta e vetusta, estendendosi per tutta la sua ampiezza altitudinale (900 – 1800 mt a queste latitudini). Alla fine di tale bosco, le radure si fanno via via più ampie, con arbusti che caratterizzano la fascia subalpina, dominata in prevalenza dal pino mugo. Nel frattempo, sempre all’interno della valle, le pareti si fanno meno acclive e lasciano il posto a lunghi ghiaioni che scendono dalle cime sovrastanti. A quota 2300 anche la fascia arbustiva si deve arrendere e cedere spazio ai prati primari d’altitudine, e poi ancora agli estesi brecciai, che portano alla vetta.
L’immagine ritrae l’alta Valle di Fara S.Martino, nell’orizzonte subalpino, al centro è riconoscibile un cespuglio di pino mugo. Sulle Alpi è una pianta piuttosto frequente, specie nel settore orientale, sull’Appennino invece, la sua presenza è limitata a pochissime popolazioni residuali, che sulla Majella raggiungono la massima estensione, specie nel settore settentrionale (Majelletta), tanto da caratterizzarne il paesaggio.
Il T. pratense subsp. semipurpureum, è una pianta endemica dell’Appennino centro-meridionale, dall’Umbria in giù sino in Sicilia. Probabilmente è proprio tale entità ad essere il tipo originario della specie. Si riconosce, oltre che per le minori dimensioni, per avere i fiori inferiori del capolino, rivolti verso l’alto, tanto da far apparire cuneiforme la base del capolino stesso, e per la densa pelosità appressata sul fusto.
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Modificato da - Centaurea in data 18 febbraio 2012 17:54:07
3) Hippocrepis comosa ssp. comosa - Sferracavallo comune (2600 mt)
Al di sopra dei 2400 metri vegetano poco più di 160 specie di piante, in un territorio amplissimo, che si estende per 25 kmq e che differenzia la Majella dagli altri massicci appenninici. E’ questo il regno delle pietraie d’altitudine, spazzati da venti impetuosi, coperti di neve per molti mesi l’anno e, paradossalmente, aridi in estate. Le acque, infatti, si infiltrano rapidamente in profondità fra le rocce calcaree, rendendo il paesaggio simile ad un deserto pietroso. In queste condizioni solo piante altamente specializzate riescono a sopravvivere, avendo adottato espedienti particolari. Fra le pochissime piante che riescono a risalire, dal livello del mare, sin sugli altipiani della Majella; vi è la Hippocrepis comosa, umile ma tenace piantina, che si rinviene comunemente anche nella calda macchia mediterranea. Altri esempi sono Trifolium repens, Medicago lupulina e Cuscuta epiphytum.
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Modificato da - Centaurea in data 18 febbraio 2012 18:02:31
Inserito il - 08 aprile 2008 : 11:30:20
Classe: Dicotyledones Ordine: Fabales Famiglia: Fabaceae Genere: Anthyllis Specie:Anthyllis vulneraria subsp. pulchella
4) Anthyllis vulneraria ssp. pulchella - Vulneraria comune (2300 mt) (App. cen. e Bas)
Anthyllis vulneraria è un intrigato gruppo di entità, fatto di tante sottospecie, popolazioni, gruppi di popolazioni, collegati fra loro da ibridi. Nel caso specifico i caratteri sono abbastanza delineati per ricondurre la pianta alla sottospecie “pulchella”, presente sull’Appennino centro-meridionale. Anche se a volte ci sono sfumature verso la sottospecie somigliante “vulnerarioides”, con la presenza di forme ibride.
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Modificato da - Centaurea in data 04 maggio 2016 11:56:07
I due ranuncoli di seguito riportati fanno parte del gruppo Ranunculus montanus, un raggruppamento di una decina di entità piuttosto somiglianti, tanto che un tempo venivano considerate varietà di un unica specie polimorfa. Sulla Majella, si possono ritrovare il Ranunculus apenninus e il Ranunculus oreophilus. Dalle foto si può rilevare una delle differenze, riguardanti la forma delle foglie; nel R.apenninus hanno un contorno circolare, mentre nel R. oreophilus è pentagonale. Si rinvengono fra i pascoli e le rupi calcaree e sono quelle che raggiungono le maggiori altitudini del massiccio, insieme al Ranunculus magellensis, R. brevifolius e R. seguieri.
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Modificato da - Centaurea in data 18 febbraio 2012 18:08:58
Conosciuta anche come Plantago fuscescens – Piantaggine rossastra. E’ un subendemismo, che cresce anche nelle Alpi Francesi. Rispetto a Plantago atrata ssp. atrata si differenzia, fra le altre cose, per il maggior numero di nervature delle foglie, che sono pelose sulle facce (e non glabre). Sulla Majella e M.Meta si può trovare inoltre, una ulteriore forma (var. tenuis), di dimensioni maggiori.
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Modificato da - Centaurea in data 18 febbraio 2012 18:18:12
Inserito il - 08 aprile 2008 : 11:39:27
Classe: Dicotyledones Ordine: Lamiales Famiglia: Lamiaceae Genere: Thymus Specie:Thymus praecox subsp. polytricus
13) Thymus praecox ssp. polytricus - Timo precoce (2400 mt) (Alpi ed Appennino)
L’attribuzione del nome di questo timo, l’ho fatto esclusivamente in base ai dati di letteratura, che riportano a queste quote sulla Majella la sola presenza del Thymus praecox ssp. polytricus (= Thymus kerneri). I caratteri morfologici macroscopici sembrano corrispondere, ma considerata l’estrema complessità del genere, personalmente non sarei in grado di riconoscere le varie specie e sottospecie. Guardando poi sulla Checklist della flora italiana, è riportata per Lazio e Abruzzo, la presenza di un’altra sottospecie: Thymus praecox ssp. zygiformis.
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Modificato da - Centaurea in data 04 maggio 2016 11:57:17
Inserito il - 08 aprile 2008 : 11:40:25
Classe: Monocotyledones Ordine: Poales Famiglia: Juncaceae Genere: Oreojuncus Specie:Oreojuncus monanthos
14)Oreojuncus monanthos (Juncus trifidus ssp. monanthos) - Giunco delle Dolomiti (2500 mt) (Alpi ed App. c/n)
E’ il solo rappresentante del genere Juncus a comparire sugli altipiani magellensi, qui infatti non si trovano ambienti adatti al prosperare di queste specie, che amano gli ambienti umidi. L’unico e minuscolo specchio d’acqua, denominato lago di Femmina Morta e sito nell’omonima valle, è di natura effimera, derivante dallo scioglimento delle nevi e presto scompare con l’avanzare dei mesi caldi. Il Juncus trifidus ssp. monanthos (= J.monanthos) è invece tipico dei pascoli alpini e vive su suoli calcarei, in contrapposizione al somigliante Juncus trifidus ssp. trifidus, amante dei suoli acidi. Quest’ultima specie è pure stata segnalata sulla Majella e sugli altri monti abruzzesi, ma la sua presenza è dubbia, forse confusa con la prima. Fa parte delle numerose entità considerate relitti glaciali, ossia piante di ambienti freddi che emigrarono in queste zone durante le glaciazioni, e sopravvivono oggi alle quote più elevate. A loro volta queste si inseriscono nel rilevante contingente di specie nordiche, ossia a distribuzione settentrionale e medio europee, fra le meglio rappresentate del massiccio (circa il 17 %). E’ da rilevare che la Majella rappresenta, per molte di esse, il limite geografico di distribuzione verso Sud.
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Modificato da - Centaurea in data 14 agosto 2019 12:10:30