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6269 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 17 giugno 2008 : 22:53:23 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Note biografiche:


Roberto Tinarelli è nato il 2 settembre 1963 a Bologna e risiede dal 1996 ad Ozzano dell'Emilia (BO) in Via Massa Rapi 3.
Ha svolto e organizzato in Italia e in altri Paesi europei e africani attività di ricerca e professionali come Ornitologo Naturalista Progettista per privati, organizzazioni governative e organizzazioni non governative; tali attività consistono principalmente in:
• ricerche e monitoraggi dell'avifauna acquatica, applicazione e sperimentazione di metodi di censimento di Passeriformi, di limicoli e di specie di uccelli acquatici coloniali, studio delle emissioni vocali degli uccelli, studio dell’impatto e delle misure di mitigazione dell’impatto di uccelli ittiofagi in ambiti destinati all’itticoltura,
• progetti di conservazione di specie ornitiche rare e minacciate, ripristino, riqualificazione e gestione di ambienti per la fauna e la flora selvatiche, in particolare zone umide,
• redazione di materiale divulgativo e didattico, conferenze, seminari, docenze riguardanti monitoraggio, gestione, recupero e conservazione della fauna selvatica e degli ambienti naturali.
E’ presidente dell’AsOER (Associazione Ornitologi dell’Emilia-Romagna ONLUS) dalla sua fondazione nel 2000 e lavora come consulente principalmente della Regione Emilia-Romagna e di Amministrazioni provinciali.




Roberto Tinarelli
L''Okkione intervista  Roberto Tinarelli
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1) Caro Roberto, mi interesserebbe conoscere il tuo parere sullo stato dell’arte dell’ornitologia italiana all’inizio del terzo millennio. Gli ornitologi italiani sono in fase di crescita (sul piano delle conoscenze), in fase inflattiva (sul piano numerico) o alla perenne ricerca di identità?


Negli ultimi anni è certamente continuato l’aumento del numero di ornitologi anche se ben lontano dalle proporzioni degli anni ’80. Al di là della modesta crescita numerica degli ultimi anni rilevo che da un lato vi è un consistente numero di ornitologi sempre più preparati, in grado di contribuire in modo fattivo ai più svariati settori della ricerca ornitologica, e dall’altro però una forte diminuzione della disponibilità a collaborare in modo disinteressato a progetti e ricerche a livello regionale e nazionale, come ad esempio il semplice monitoraggio delle popolazioni di specie rare e minacciate.



2) Appassionati, birders, professionisti, pubblicazioni elettroniche in serie, accademia, mailing list e siti web. A tuo avviso la sinergia tra questi soggetti e media è sufficientemente sviluppata o potrebbe essere maggiormente dinamica e fruttuosa?


Con il tempo si sono sviluppate e vanno sviluppandosi sempre più anche in Italia sinergie positive tra appassionati, birders e professionisti. Questo fenomeno è però contrastato da una forte tendenza alla frammentazione di gruppi per aree geografiche e tematiche e da un sistema di creazione e gestione dei media ornitologici (pubblicazioni, siti web, mailing list …..) spesso incentrato più sul processo di affermazione di singoli e gruppi che piuttosto sul conseguimento di risultati e sull’incremento di conoscenze e di persone coinvolte.



3) In questo momento Roberto quali sono le ricerche in cui sei impegnato e i progetti in fase di realizzazione a cui dedichi le tue energie e competenze.

Così come negli scorsi anni ripartisco le mie energie e le mie competenze soprattutto tra ripristino e gestione di zone umide per la fauna e la flora, monitoraggio delle specie di maggiore di interesse conservazionistico, definizione e applicazione di misure di conservazione e gestione dei siti della rete Natura 2000.



4) La crisi in cui versa l’I.N.F.S. che fatica a trovare una corretta soluzione, a tuo avviso rappresenta il sintomo di un paese a bassa “caratterizzazione naturalistica” o può in parte riflettere le difficoltà di indirizzo dell’Ente e del suo funzionamento recente?


La mia opinione è che quali siano le cause, la presenza di un ente centrale con funzioni di indirizzo e coordinamento è assolutamente indispensabile. Forse un’articolazione policentrica e con maggiore apertura all’esterno sarebbe utile, ma servirebbero risorse che in questa fase sembra manchino anche per gli aspetti gestionali ordinari. Dobbiamo tuttavia continuare ad avere un approccio positivo e fattivo. Ma io devo solo fare le domande, pardon.
La crisi dell’INFS riflette bene quanto succede nell’intero Paese: ad eccezione di pochi settori, come ad esempio forse la sanità, prevale un approccio “politico” e non tecnico. I tecnici di ministeri, regioni e province sono pochissimi e molto spesso sono in realtà dei politici travestiti da tecnici. Infatti l’applicazione di indicazioni tecniche riduce o annulla il margine di manovra di chi, con un uso sempre più distorto della Politica, intende invece assecondare richieste e atteggiamenti che spesso non hanno alcun fondamento tecnico e giuridico. In un contesto quale quello della gestione della fauna selvatica, peraltro fortemente ideologicizzato, l’INFS, cercando di svolgere il suo compito in modo quanto più possibile tecnico, si è venuto quindi progressivamente a trovare senza appoggi da parte di amministrazioni e politici che vorrebbero tecnici sempre compiacenti. Trovo inoltre particolarmente deplorevole la mancanza di sostegno all’INFS da parte di associazioni, movimenti e persone che a parole si proclamano favorevoli ad un approccio tecnico alle questioni ambientali e di gestione e conservazione della fauna.



5) Vecchia e nuova Sistematica. Splitting continui di specie e gruppi mi pare possano creare una certa confusione anche tra gli addetti ai lavori. Data per buona la tesi che una sistematica moderna non può prescindere da analisi del DNA e da comparazioni di distanze genetiche per separare gruppi (senza però dimenticare gli elementi classici quali oologia, morfometria, comportamento ecc.), non sarebbe opportuno proporre una sorta di moratoria (mettiamo 10 -15 anni) per sedimentare metodi e conoscenze più ampie e verificate e poi costruire il “Sistema nuovo”?


Fermo restando che le ricerche genetiche in ornitologia hanno nell’ambito della conservazione e della gestione il grande merito di aver spostato l’attenzione di tecnici e amministratori dalle specie alle popolazioni, concordo sull’opportunità di non stressare birders e appassionati con frequenti variazioni di nomi italiani e scientifici delle specie.



6) Anche se gli studi faunistici in Italia sono tuttora prevalenti e la cerchia degli ornitologi “attrezzati” si è allargata non si riesce ad organizzare una task force coordinata a livello nazionale ed articolata su dimensione regionale in grado di monitorare se non tutta l’avifauna italiana (impresa non impossibile) almeno la maggior parte dei taxa ornitici. Io ritengo che ci sarebbero capacità, voglia e motivazione. Come al solito mancano i soldi (verissimo e grave) o siamo anche un pò troppo cani sciolti e pigri?


Vorrei rispondere alla tua domanda con alcune considerazioni. Occorre prendere atto che le attività di monitoraggio dell’avifauna, così come di altre parti della biodiversità, svolte oggi in Italia non sono in grado di sensibilizzare efficacemente l’opinione pubblica e, quindi, non attivano processi partecipativi alle politiche di conservazione delle risorse naturali, ne’ tanto meno stimolano la crescita di un volontariato coscienzioso e preparato. Ciò avviene perché le attività si concentrano unicamente in ambito accademico o presso chi lavora professionalmente nel settore (consulenti indipendenti o esperti “paraprofessionali” legati al mondo dell’associazionismo) e questi soggetti, per diverse ragioni, sono indisponibili a condividere gratuitamente le conoscenze acquisite, le metodologie di indagine e le occasioni di ricerca con terzi. È quindi necessario che gli Enti Pubblici competenti in materia, oltre a proporsi come soggetti terzi di garanzia nella gestione dei dati prodotti dai monitoraggi, svolgano anche e contemporaneamente un’azione profonda di disseminazione della conoscenza presso tutti i soggetti potenzialmente interessati. Il coinvolgimento di volontari individuali preparati è infatti indispensabile per realizzare quella massa critica di rilevatori necessaria a rendere effettivamente operativo un sistema di monitoraggio a scala nazionale. Occorre sottolineare che, come avviene già in molti altri Paesi, l’eventuale coinvolgimento di volontari nel monitoraggio sistematico dell’avifauna, o più in generale della biodiversità, contribuisce in maniera più che proporzionale ad aumentare il consenso sulle tematiche della conservazione. Agli ornitologi professionisti e accademici rimarrebbero le attività di validazione dei dati, di approfondimento e verifica sul campo, di proposta, sperimentazione e valutazione di metodi e azioni etc..



7) Gli ornitologi italiani sono stati considerati per troppo tempo dei “paria”, quasi delle schiappe col binocolo a forma di mandolino. Tuttavia mi sembra che la situazione recente sia radicalmente e profondamente cambiata negli ultimi anni. Cosa ne pensi Roberto?


Sono assolutamente d’accordo. Il nostro Paese può vantare attualmente alcune menti ornitologicamente brillanti anche se le incongruenze di cui ho accennato in precedenza costringono molti giovani dotati a fare dell’altro o a cercare fortuna all’estero.



8) I Cambiamenti climatici, il global warming stanno mutando il panorama faunistico italiano. Per l’ornitologia, si sono osservati locali incrementi di popolazioni nidificanti in ambiente xerico e svernamenti di specie che normalmente avevano aree invernali in Africa. Sembrerebbe, senza entrare troppo nel dettaglio, e dato per certo che nessuno voglia andare a cercare Corrioni biondi sulle dolomiti di Belluno, che sul breve e medio periodo il riscaldamento possa essere valutato come fattore ecologico positivo per un numero elevato di specie. Cosa ne pensi Roberto?


Non ho approfondito l’argomento ma, da quanto riportato da alcune pubblicazioni specifiche e da importanti contributi di studiosi delle migrazioni, sembra che i cambiamenti climatici già in atto avranno sulle popolazioni di numerose specie, soprattutto migratori, conseguenze per lo più catastrofiche rispetto alle quali non riesco assolutamente a consolarmi pensando all’espansione di alcune specie, come forse il Gruccione, che avrebbero vantaggi sul breve periodo.



9) Ricerca di base e protezione. Mi interesserebbe una tua opinione sul tema in generale. In particolare, l’apporto degli ornitologi alla creazione dei S.I.C. (Siti Importanza Comunitaria) è stato rilevantissimo, tuttavia questo strumento di gestione stenta a decollare, anche se qualche apprezzabile risultato lo abbiamo ottenuto. L’interfaccia ricerca vs. burocrazia è sempre così “terribilmente” insormontabile?


Il contributo degli ornitologi italiani alla creazione dei siti della rete Natura 2000 ed in particolare delle ZPS è stato complessivamente buono ma in alcune Regioni avrebbe potuto essere certamente maggiore, Amministrazioni regionali permettendo. Abbiamo comunque la possibilità di recuperare. Per il resto vale quanto ho riportato al punto 6.



10) Per finire Roberto e per dare uno spunto agli appassionati e agli ornitologi più giovani, quali sono a tuo parere le linee di ricerca maggiormente trascurate in Italia, quali quelle più urgenti e che a tuo avviso non meritano ulteriore dilazione?


Personalmente ritengo che le attività di ricerca più urgenti e che allo stesso tempo possono dare più soddisfazioni (in seguito all’entità dei cambiamenti che possono determinare) sono quelle relative a conservazione e gestione delle specie e delle popolazioni più minacciate con particolare riguardo a quelle migratrici.



11) Ringraziandoti di cuore a mio nome e di tutta Natura Mediterraneo, vuoi aggiungere qualche valutazione finale a margine?


Mi auguro che sempre più persone comprendano che l’ornitologia e le sue applicazioni pratiche possono essere non solo un ambito di affermazione professionale e personale e/o un passatempo originale ed esteticamente appagante ma anche e soprattutto un’occasione e un mezzo per praticare la ricerca di armonia con noi stessi, con gli altri e in particolare con la biodiversità.




Angelo okkione Meschini



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