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Arvicola rossastra

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Arvicola rossastra Myodes glareolus

 
 
. Arvicola rossastra durante le operazioni di peso in una sessione di trappolamento a fini di ricerca. Foto Giuliano Milana

Radice M1 dx di M. glareolus.  Foto Giuliano Milana

 

 

 

L'arvicola rossastra

Il nome comune è Arvicola rossastra (Fig.1), dovuto al colore del mantello. Il Genere Myodes era presente in Europa già dal tardo Pliocene, mentre la specie M. glareolus sembra essere successiva. È importante sottolineare il fatto che i suoi resti fossili vengono usati negli studi di paleoclimatologia, in quanto la presenza starebbe ad indicare un clima non troppo caldo e un’abbondante copertura boschiva. L’areale di distribuzione è di tipo paleartico, si estende dall’Europa fino all’Asia centrale (Macdonald, 2001). Per quel che riguarda l’Italia è presente dappertutto tranne in Sicilia, Sardegna e parte meridionale della Puglia. L’Arvicola rossastra è una specie legata agli ecosistemi forestali, dove frequenta zone ricche di sottobosco o con abbondante lettiera. È presente nelle zone di pianura e montagna fino ai 2000 metri di quota. Preferisce i boschi di latifoglie e quelli di conifere, ma non il bioma a sempreverdi mediterranee (macchia). M. glareolus è un’arvicola di piccola taglia con occhi e orecchie piccole. Il corpo è ricoperto da una folta pelliccia il cui colore sfuma dal marrone al grigio sul dorso, mentre ai lati si fa un po’ più chiaro. Il muso è arrotondato con le orecchie che a malapena sporgono. I denti sono prismatici con la corona piatta per l’adattamento alla dieta erbivora. Elemento distintivo dagli altri Miomorfi è la presenza di una radice nei molari negli individui non troppo giovani (Fig. 2). Le dimensioni corporee sono (Toschi, 1965): lunghezza testa-corpo 80-120mm; orecchio 11-15 mm; piede posteriore 15-22 mm; coda 30-70 mm. La vita dell’Arvicola rossastra è di breve durata come nella maggior parte dei Roditori. Va in media dai 6 mesi ai 2 anni, però più spesso arrivano solo ad una stagione riproduttiva (Macdonald, 2001). La dieta è considerata di tipo onnivoro (Ostfeld, 1985) o erbivoro (Macdonald, 2001); include le parti verdi delle piante, frutti e semi. Il cibo è immagazzinato per l’inverno nelle tane sotterranee, ricche di passaggi e cunicoli. La specie è attiva particolarmente di notte ma anche di giorno, tanto che può essere considerata la più diurna tra le arvicole italiane e la meno difficile da incontrare. Il sistema sociale è caratterizzato da una gerarchia con le femmine dominanti sui maschi, specialmente durante la stagione riproduttiva (Horne & Ylonen, 1998). Una volta raggiunta la maturità sessuale, i maschi si disperdono, mentre le femmine restano nel territorio natale (Macdonald, 2001). Il sistema sociale è descritto come poligamo, e promiscuo (Horne & Ylonen, 1998). Le femmine difendono il territorio, che può essere sovrapposto a quello di altre femmine e, nel periodo che precede il parto, divengono più aggressive e il loro territorio diminuisce. I maschi invece difendono un’area più grande che si sovrappone a quella di alcune femmine. Il ciclo estrale dura quattro giorni; la stagione di accoppiamento va da Aprile a Settembre (Oksanen et al., 2001); la gestazione dura dai 17 ai 24 giorni, a seconda delle buone condizioni della madre. Per circa tre volte all’anno possono nascere da 2 a 8 piccoli, che nascono ciechi e privi di pelo, e pesano 2 grammi circa.

BIBLIOGRAFIA
-HORNE T., YLONEN H. 1998. Heritabilities of dominance-related traits in male bank voles (Clethrionomys glareolus). Evolution, 52: 894-899
-MACDONALD D. 2001. The Encyclopedia of Mammals. United Kingdom: Andromeda, Oxford Limited.
-MACDONALD D.W., TATTERSALL F.T. 2001. Britain’s mammals - the challenge for conservation. The Wildlife Conservation Research Unit, Oxford University.
-OKSANEN T.A., JONNSON P., KOSKELA E., MAPPES T. 2001. Optimal allocation of reproductive effort: manipulation of offspring number and size in the bank vole. Proceedings of the Royal Society, London B: 661-666
-OSTFELD R.S. 1985. Limiting resources and territoriality in microtine rodents. American Naturalist 126, 1-15.
-TOSCHI A. 1965. Fauna d’Italia. Mammalia. Vol VII. Ed. Calderini, Bologna, 647 pp.

Testo e foto di Giuliano Milana

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