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 sull'origine delle costolatura
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fern
Utente Senior

Città: Vicenza


2328 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 04 novembre 2008 : 12:36:57 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Mi scuso se ho dato l'impressione di polemizzare con Ang nella discussione su P.bidens. Il mio sfogo era sull'uso di ipotesi, come quella citata, talvolta avanzate in lavori scientifici solo sulla base di una generica plausibilita'.
Pero' l'argomento e' molto interessante e mi piacerebbe approfondirlo. Penso che si potrebbe cominciare riportando le varie ipotesi in circolazione. Personalmente penso di riassumere le considerazioni di K.L.Pfeiffer su Chilostoma cingulatum gobanzi, appena avro' tempo, ma spero che altri possano contribuire. Con questa speranza inizio una nuova discussione. Ciao,

fern

Ezallot
Utente Senior

Città: Monster

Regione: Netherlands


882 Messaggi
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Inserito il - 04 novembre 2008 : 12:49:22 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Fern... c'e anche questo lavoro che potrebbe interessarti:

Kemperman, T. C. M. & Gittenberger, E. 1988. On morphology, function and taxonomic importance of the shell ribs in Clausiliidae (Mollusca, Gastropoda, Pulmonata), with special reference to those in Albinaria. - Basteria 52 (1/3): 77-100. Leiden.



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garagolo
Moderatore


Città: Cerretti di Santa Maria A Monte
Prov.: Pisa

Regione: Toscana


3456 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 04 novembre 2008 : 14:14:51 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Carissimo ezallot, approfittando del suggerimento dato a fern relativo al lavoro su Basteria ho cercato detto articolo, in effetti si tratta di uno studio che pare particolarmente "professionale", non so se trarrà conclusioni oggettive o ipotetiche, ma credo che sia sicuramente affrontato con serietà l'argomento, me lo leggerò con molta calma.

Molto più superficialmente, a me intriga assai l'idea di una funzione di irrobustimento da parte della costolatura sul nicchio, alla stregua di un profilato metallico che a parità di peso ha maggiore resistenza di un piatto, ma questa è la sciocca e semplicistica interpretazione di una mentalità "meccanica" che è probabilmente ben distante da una strategia della natura che non credo faccia niente a caso anche se a volte ciò può avvenire "per caso".

Ciao

Ale

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Ezallot
Utente Senior

Città: Monster

Regione: Netherlands


882 Messaggi
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Inserito il - 04 novembre 2008 : 15:18:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per quanto ne so' nessuno e' in grado di dare una spiegazione semplice. Come notato da Fern, puo' essere che alcune di esse non siano funzionali.
L'argomento intriga molto ma, come usuale negli argomenti intriganti, corriamo purtroppo il rischio di discutere circa "pepe" = ipotesi piuttosto che di "sale" = osservazioni.
Non dico che il "pepe" non sia necessario: tutt'altro.
Semplicemente, essendo su un forum dove molte persone possono riportare le proprie osservazioni su specie diverse, in ambienti diversi e con una buona conoscenza di ciascuno dei propri, dovremo a mio parere dare piu' valore ad esse.

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fern
Utente Senior

Città: Vicenza


2328 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 05 novembre 2008 : 22:17:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Purtroppo non so come procurarmi l'articolo segnalato da Ezallot. Nel frattempo riporto un riassunto delle considerazioni di K.L.Pfeiffer (1951), sicuramente datate ma è un inizio.


L'autore ricorda innanzitutto la vecchia scuola per la quale queste strutture
dipendono dai fattori climatici, ovvero temperatura, umidità, insolazione e dalle diverse modalità di azione di questi fattori
ma la sua opinione è che il fattore principale sia la natura del suolo. In questo senso, l'esempio più convincente è per lui Albinaria olivieri famosa dell'isola di Kasos.
Questa si trova non lontana dalla spiaggia, su sfasciume trascinato giù dall'acqua da una stretta gola rocciosa che sbocca più in alto, e sulle pareti di questa gola che, nella parte più bassa, è formata da strati orizzontali di una roccia porosa giallastra, ma manca completamente dove questa roccia è sostituita da un calcare duro, grigio e compatto. Qui compare in sua vece, senza forme di passaggio, la tipica Albinaria olivieri quasi liscia, che a sua volta manca sugli strati inferiori. Si manifesta qui in tutta chiarezza l'influenza del diverso tipo di calcare.
Confronta le due forme costulate, Chilostoma cingulatum gobanzi e Charpentieria stenzii letochana, per contestare che sia un effetto del freddo come ritenuto da altri. A questo proposito ricorda la curiosa opinione di Thorson, secondo il quale le coste sarebbero le tracce di peristoma provvisori ravvicinati, a causa del breve periodo di crescita in alta montagna (letochana). Ipotesi già confutata da Boettger, che osservava che se così fosse raggiungerebbero età inverosimili.
A sua volta, Boettger mostra sperimentalmente la maggior resistenza del gobanzi alla pressione e alle cadute e propone che la vita su pareti verticali abbia indotto lo sviluppo della costolatura. Ciò non spiega perché non sia avvenuto lo stesso in altri casi in cui Chilostoma cingulatum colubrinum (da cui ha origine per lui gobanzi) vive in condizioni simili, o perché in tutti gli altri casi il colubrinum rinforza il guscio mediante ispessimento, ovvero deposizione di altri strati calcarei (senza contare che le pareti abitate dal gobanzi non sono poi così ripide). Conclude quindi:
Lo sviluppo della costolatura deve essere ricondotto in primo luogo alla diversità del suolo, nel caso specifico la formazione calcarea, e del nutrimento. Potrebbe restare indeciso se l'animale assorba egli stesso il calcio e lo trasformi, o se sia influenzato dal diverso nutrimento vegetale, dai licheni ecc. che sono conseguenza della diversa struttura del suolo. Si può ammettere inoltre che maggiore freddo, umidità, così come l'eccessivo calore, favoriscano la formazione della costolatura



Per ora è tutto. Ciao,

fern
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ang
Moderatore


Città: roma

Regione: Lazio


11306 Messaggi
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Inserito il - 05 novembre 2008 : 23:20:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
fern nessun problema, effettivamente rileggendo il mio intervento si poteva dedurre un mio atteggiamento adattazionista che peraltro non mi appartiene
riallacciandomi al tema, l'articolo segnalato da ezallot, che non ho a disposizione, è il lavoro da cui prende le mosse giokas nell'articolo che ho segnalato nel post precedente, che fa proprie molte delle conclusioni di kemperman e gittenberger
visto che hai tirato in ballo gli helicidi, l'ipotesi dell'influenza del substrato sembrerebbe essere supportata dalle osservazioni sulla Marmorana signata, che appare costolata su parete calcarea (moltenii, vedi qui) e liscia su arenaria (tetrazona, vedi qui), il problema la stessa specie si rinviene su roccia calcarea con tante altre forme liscie e globose... una conclusione analoga si può trarre dai due recenti lavori di fiorentino et al. sulle Marmorana siciliane
per cui penso che questa ipotesi vada scartata o almeno non può essere considerata generale

ciao

ang
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Ezallot
Utente Senior

Città: Monster

Regione: Netherlands


882 Messaggi
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Inserito il - 06 novembre 2008 : 07:11:19 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ho una copia cartacea del lavoro che segnalavo.... posso "scannarla" (!) e mandarvela.
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garagolo
Moderatore


Città: Cerretti di Santa Maria A Monte
Prov.: Pisa

Regione: Toscana


3456 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 06 novembre 2008 : 08:22:06 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Io ho già la scansione pronta, chi la desidera mi può inviare la sua mail e la spedirò, ciao

Ale
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siciliaria
Utente Senior


Città: Catania
Prov.: Catania

Regione: Sicilia


2017 Messaggi
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Inserito il - 06 novembre 2008 : 11:23:27 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Forse l'uomo tende troppo in generale ad elaborare modelli che poi applica su tutto. Per questo la costolatura può essere spiegata per i clausiliidae, ma non, applicando lo stesso modello, per helicidae.

Secondo il mio modesto parere tutto va analizzato caso per caso...altrimenti non mi spiegherei le Siciliaria lisce e costulate della Sicilia su ambienti direi identici (S.nobilis e crassicostata ad esempio).

Forse c'è un altro problema, capire cosa va inteso per "costole" e cosa no, capire la presenza di queste nell'ambito di un genere che vive in zone calde e confrontarle con quelle presenti in un altro genere che vive in zone fredde.

A me pare che se l'idea "radiatore" funzioni per le albinaria, questa non possa essere applicata a specie nordiche.

Semmai, volendo trarre spunto da altri gruppi lontani, mi sembra più verosimile l'ipotesi introdotta da garagolo del profilato metallico. Le linee suturali e le morofologie esterne dei cefalopodi (ammoniti) avevano in poche parole lo scopo di aumentare non solo l'idrodinamicità, ma anche la resistenza della struttura alla pressione idrostatica. Nulla affidato al caso.

Forse un mollusco costruisce la sua casa in funzione delle pressioni che lo stesso esercita al suo interno, nel ritrarsi o nell'estroflettersi? Come difesa da eventuali cadute? Come difesa di eventuali passaggi di altri molluschi più grossi? Per dissipare l'energia di urti lungo zone preferenziali della struttura (costolatura)?

Solo pepe al momento

Ciao

Link
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Ezallot
Utente Senior

Città: Monster

Regione: Netherlands


882 Messaggi
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Inserito il - 06 novembre 2008 : 12:31:59 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Be: benvenuto anche il pepe ma, una volta ancora, sarebbe utile, ad esempio:
- postare foto di esemplari costolati e lisci (della stessa specie ovviamente) provenienti da ambienti il meno possibile distanti (sia come distanza geografica che come distanza ambientale).
- cercare di capire e riportare osservazioni circa le possibili differenze ambientali tra luoghi con esemplari costolati e con esemplari lisci
- riportare esempi di popolazioni con costolatura variabile
- riportare esempi di distribuzione (a piccola scala) delle forme lisce rispetto a quelle costolate
- etc...etc...

Posso cominciare io.... naturalmente con... Cochlostoma!
Torrente Artugna presso Dardago (PN)... Cochlostoma philippianum
Immagine:
sull''origine delle costolatura
159,73 KB
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fern
Utente Senior

Città: Vicenza


2328 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 07 novembre 2008 : 14:44:47 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ezallot, purtroppo non ho "sale" da aggiungere alle tue osservazioni, terro' gli occhi aperti e intanto metto "pepe". In mancanza dell'articolo di Kempermann e Gittenberger, ho reperito un lavoro di F.Welter-Schultes: The pattern of geographical and altitudinal variation in the land snail Albinaria idaea from Crete, Biological Journal of the Linnean Society, Vol. 71, 2000, nel quale si cita brevemente il primo. Ecco un breve resoconto.


Si tratta di uno studio morfologico di Albinaria idaea di Creta, che vive da 0 a 2000 m di quota ed e' un buon modello per studiare la relazione morfologia-altitudine. Uno studio precedente aveva trovato correlazioni fra vari caratteri conchigliari e la quota, ma era manchevole da vari punti di vista. Da un congruo numero di campioni si ricavano i seguenti parametri: altezza, diametro, Num. di costole/mm nel penultimo giro, altezza della plica parietale, e si verifica se qualcuno di essi, o una loro combinazione, mostra correlazione rispetto alla quota, ma anche la vegetazione (presenza/assenza di alberi), o la presenza di predatori (Drilus). Non e' stata evidenziata alcuna correlazione, tranne quella fra la densita' delle costole nei confronti dalla quota. La correlazione e' forte, ma non lineare, come si vede in figura.
Immagine:
sull''origine delle costolatura
45,42 KB

Riporto la frase che cita fra l'altro l'articolo segnalato da Ezallot:
La dipendenza della densita' della costolatura dall'altezza sembra indicare una selezione naturale di questo carattere ma altre ricerche sono necessarie. Le possibili funzioni della costolatura in Albinaria sono state discusse da Kemperman e Gittenberger (1988). L'umidita' ed effetti collegati alla temperatura, come l'adesione dell'acqua alla superficie, la permeabilita' del guscio e il riscaldamento dopo l'insolazione, erano stati considerati cause possibili dello sviluppo della superficie del guscio in Albinaria. I nostri risultati suggeriscono che l'effetto dell'altezza si potrebbe interpretare come dovuto principalmente all'effetto della temperatura.



Cio' mi ricorda una possibilita' che mi frulla nella mente da tempo, ovvero che queste strutture possono favorire la condensazione di umidita' atmosferica, in condizioni opportune. Cio' avverrebbe soprattutto di notte se
- l'aria e' particolarmente umida (es. gole in montagna) e/oppure
- c'e' un forte sbalzo termico fra notte e giorno (es. zone aride)
Da questo punto di vista una villosita' sarebbe piu' efficace, ma un mollusco non puo' reinventarsi da zero. Mi stupirei se nessuno avesse mai fatto quest'ipotesi (magari e' proprio l'ipotesi dell'articolo di Kemp. & Gitt.), che a me piace soprattutto perche' individuerebbe un elemento comune fra una parete alpina e una roccia asciutta presso il mare. Ovviamente sara' necessario un substrato abbastanza ricco di calcio. E' possibile verificare in laboratorio se la condensazione ha luogo in condizioni "ragionevoli" (e chissa', magari l'ipotesi e' gia' stata smentita) ma alla fine devo concordare con Siciliaria che il problema si puo' affrontare solo caso per caso. Per esempio, che senso ha alla luce dell'articolo sopra citato? D'altronde nessuna correlazione costolatura-altezza era stata trovata in uno studio precedente su Albinaria contaminata a Cefalonia (0-1600m). Ciao,

fern


Modificato da - fern in data 07 novembre 2008 14:57:13
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Ezallot
Utente Senior

Città: Monster

Regione: Netherlands


882 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 07 novembre 2008 : 15:20:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Io penso che qualsiasi ipotesi si scontri, in primis, con la presenza di notevoli variazioni di costolatura (in Clausiilidae ma anche in Cochlostoma: qualche altra famiglia, genere, specie da segnalare?) entro la medesima popolazione. E' infatti difficile, in tal caso, assegnare un valore "funzionale" al carattere o, quantomeno, la pressione selettiva su detto carattere e' minima.
L'ipotesi di "superficie di condenzazione" e', in ogni caso, intrigante....

Voglio qui' segnalare un aspetto spesso dimenticato..... una conchiglia puo' essere liscia per due motivi:

- assenza di costolatura
- troppa costolatura (chiamiamola 'costolatura continua')

Scusate se torno ai miei amati Cochlostoma (anche il philippianum da me' segnalato): I lisci sono lisci perche' la costolatura e' continua!
Alcuni elementi mi fanno dire cio':
- la conchiglia degli esemplari lisci e' molto spessa
- il colore degli esemplari lisci e' grigio/latte: il colore e' dato da aria intrappolata nella conchiglia e si ha, pertanto, diffusione/rifrazione
- esemplari parzialmente lisci presentano spesso "costole" (sopraelevazioni) larghissime con aspetto da liscio....

A voi la palla.....



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fern
Utente Senior

Città: Vicenza


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Flora e Fauna

Inserito il - 13 novembre 2008 : 19:43:53 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie a Garagolo ho potuto leggere l'articolo di Kemperman e Gittenberger, che ho deciso di riassumere per gli amici del forum.



Morfologia e aspetti tassonomici.
Come spiega il titolo, l'argomento è affrontato da 3 punti di vista, a cominciare dalla morfologia delle coste, studiata al SEM (microscopio a scansione elettronica). Gli autori si concentrano sul genere Albinaria, ma il materiale controllato include ben 30 taxa di Clausiliidae (di cui 20 nei generi Albinara, Cristataria, Isabellaria) e altri 22 appartenenti a 9 famiglie (tra le italiane figurano solo Charpentieria stenzii letochana, Ruthenica filograna e Chilostoma cingulatum gobanzi.). Prima sorpresa
tutte le coste dei clausilidi esaminati si sono dimostrate (parzialmente) cave. Perfino nelle costoline sottili sono state osservate piccole cavità.
Nonostante l'avesse già detto Pilsbry nel 1903, questo fatto praticamente
non ha ricevuto alcuna attenzione in letteratura. ... [e] Molto probabilmente è un carattere di famiglia fra i Clausiliidae.
Fra i polmonati, le coste sono risultate cave negli Urocoptidae e negli Oleacinidae, mentre in altre famiglie, ad es. Helicidae, sono piene. Nel caso degli Urocoptidae, gli autori non escludono che possa trattarsi di un autapomorfismo cioè un carattere che risale ad un progenitore comune.
Le coste dei clausilidi sono formate da una base e un "tetto" (la parte in rilievo).
La base ... è costituita da almeno 2 strati ... lo strato più interno è quello madreperlaceo a contatto con le parti molli ... Gli strati del tetto e della base rimangono distinguibili anche nei segmenti intercostali.
Nella cavità delle coste sono presenti dei "setti" formati da membrane sottili, in vario numero, e "particelle", tipicamente sferule ma anche cristalli esagonali, cubici e di altre forme. Le sferule si trovano sulle pareti e sulle membrane e possono cementarsi fra loro a costituire vere e proprie tramezze. Più grandi sono le coste, più setti comprendono e più questi sono rigidi.
Lo sviluppo di queste strutture è desunto dall'osservazione di coste in formazione in A.adrianae: si forma per primo il tetto, poi le membrane tese fra le sue pareti. A questo punto si formano le particelle, dapprima sulle membrane mentre le successive si depositano sulle precedenti. Alla fine, la base chiude la cavità. E' interessante che particelle "notevolmente simili" siano state osservate in molti altri molluschi, inclusi unionidae, sul guscio in formazione o in fase di riparazione.

Coste cave e habitat.
nel Paleartico occidentale ... è evidente che la presenza di coste non è concentrata in un solo tipo di habitat.
Limitandoci ai Clausiliidae, si va da Charpentieria stenzii letochana (valli alpine molto fredde, su rocce esposte a nord) a diverse Albinaria su rocce esposte a sud, al livello del mare. Poiché il confronto fra gli habitat di specie diverse con costolatura simile, di località anche lontane, produce risultati fuorvianti,
si è tentata un'altra strategia, in cui si studia un'area relativamente piccola concentrandosi sulle differenze intraspecifiche nella scultura del guscio.
Dopo alcuni esempi, si conclude che
Le ssp. più costulate ... hanno areali piccoli rispetto alla specie di appartenenza. Ciò suggerisce che i loro habitat ideali siano localizzati. ... Poiché vi è una correlazione intraspecifica fra altezza delle coste e distribuzione altitudinale o vicinanza alla costa, è logico attribuire un valore adattativo alla dimensione delle coste. Esempi notevoli di evoluzione convergente puntano nella stessa direzione. Il meccanismo esatto è ancora tutto da chiarire, ma è possibile presentare alcune note preliminari su alcune conseguenze della costolatura (prominente)

Conseguenze fisiche e importanza biologica delle coste
In questo capitolo si descrivono alcuni interessanti esperimenti, eseguiti in laboratorio, che se non conducono a conclusioni certe, fissano comunque dei paletti importanti.
1. Peso e robustezza della conchiglia.
Dopo aver citato le misure di Boettger (1932), già menzionate in precedenza, si passa a considerare Albinaria. Il primo dato è che, grazie alla struttura cava delle coste, gli esemplari più costulati non sono più pesanti, a parità di dimensioni, di quelli poco costulati o lisci, che risultano avere le pareti più spesse.
Il secondo è che non è possibile effettuare prove di resistenza alla rottura come quelle di Boettger, perché le coste cave si rompono prima che il guscio sia seriamente danneggiato. Più che irrobustire il guscio, le coste funzionano da cuscinetto.
2. Adesione dell'acqua alla superficie.
Per specie che vivono in ambienti aridi è fondamentale sfruttare anche brevi piogge, ed è indubbio che un guscio costulato trattiene più acqua sulla superficie. Studi precedenti avevano dimostrato che specie viventi su rocce esposte (Chondrina) sono in grado di assorbire acqua molto rapidamente in caso di pioggia e così entrare in attività in tempi più che dimezzati rispetto ad altre specie (<30 min contro 50-85 min), ma non esistono dati di questo tipo per Albinaria. Gli autori descrivono due esperimenti, in cui sono messe a confronto forme di Albinaria caratterizzate da diversa costolatura.
Nel primo, gusci (vuoti? penso di sì) di Albinaria con diversa costolatura sono inzuppati esternamente mantenendo asciutto l'interno. Illuminati e riscaldati da una lampada, si misura per quanto tempo rimangono bagnati. Come ci si aspetta i costulati restano umidi più a lungo (2,5-3 min contro 1-1,5).
Non è stato possibile dimostrare che ci sia immagazzinamento di acqua nella cavità delle coste.

Nel secondo, esemplari di 2 ssp. raccolti lo stesso giorno, nello stesso luogo, sono stati spruzzati d'acqua dopo essere stati tenuti all'asciutto per 2 mesi nelle stesse condizioni.
Dopo 11 min. la prima A.teres nordsiecki ha iniziato a muoversi ed entro 35 min 20 dei 23 es. erano in attività. Al contrario, la prima A.praeclara drakakisi ha mostrato i tentacoli solo dopo 35 min e ce ne sono voluti 55 perché 19 dei 20 esemplari fossero attivi. Questo risultato è sorprendente, perché i gusci della seconda [alquanto costulata] trattengono più acqua della prima [con scultura debole].

3. Evaporazione e permeabilità del guscio.
Gusci di Albinaria adrianae adrianae [con coste molto pronunciate] e A.contaminata incommoda [finemente costulata] sono stati riempiti d'acqua, sigillati, e scaldati su una bilancia di precisione.
Non si è osservata alcuna differenza significativa nella velocità di disidratazione. Ciò implica che la presunta permeabilità, relativamente alta della conchiglia nei segmenti intercostali, è compensata dalla permeabilità molto più bassa delle coste larghe e cave.

4. Coste e insolazione.
Gusci riempiti d'acqua come sopra, sono stati disposti in "posizione naturale" su un cartoncino "color sabbia". Una termocoppia, introdotta nella conchiglia attraverso un forellino sul lato ventrale ha permesso di misurare la temperatura in modo continuo mentre i gusci erano riscaldati da una lampada. Anche qui sono stati usati gusci delle due forme ricordate sopra. All'accensione della lampada la temperatura sale, dapprima rapidamente, poi più lentamente fino ad un massimo. La temperatura massima è la stessa nelle due specie, ma all'inizio aumenta più rapidamente nella forma costulata; quando si spegne la lampda, la velocità di raffreddameno è invece identica.
Gli autori fanno capire a più riprese di considerare questi risultati solo preliminari e promettono di approfondire l'argomento, ad es. effettuando misure in condizioni più realistiche.


Ne approfitto per alcuni commenti.
Il fatto che le coste dei clausilidi siano sempre cave cambia il modo di percepire la loro funzione. Ad es. perde quota l'ipotesi del radiatore perché una costa cava è un cattivo conduttore di calore, come dimostra la velocità di raffreddamento misurata, identica in es. poco e fortemente costulati. Mi piacciono molto i risultati sull'acqua trattenuta sulla superficie: tanti bei ragionamenti spazzati via da un semplice esperimento, certo non definitivo, ma a dimostrazione di quanto sia facile sbagliare in mancanza di dati concreti.
Se poi le coste trattenessero acqua nella cavità (ipotesi appena accennata dagli autori) vi sarebbe un ulteriore, importante campbio di prospettiva.

fern
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Subpoto
Moderatore


Città: Roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


9022 Messaggi
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Inserito il - 14 novembre 2008 : 18:51:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie fern per la traduzione e la riduzione del lavoro,alle interessanti ipotesi se ne sono aggiunte altre,ma per ora non si accesa nessuna luce.
Un altro esempio di costolatura lo troviamo in Siciliaria gibbula del Gargano,la forma niethammeri fortemente costulata ha un habitat molto limitato ma è unita alla forma liscia da una serie di forme intermedie moderatamente costulate.
La forma costulata è stata reperita nella Foresta Umbra,ma l'anno scorso nella stessa località non ne ho trovato neanche un guscio vuoto,in compenso in un altro versante della stessa foresta erano presenti esemplari completamente lisci.
La ristrettezza dell'areale ci fa pensare a demi locali che si sono sviluppati in popolazioni isolate,con il ricongiungersi alle forme dominanti questi caratteri tendono a scomparire.
Lo stesso fenomeno è stato osservato in Leucostigma candidescens.
Una ventina di anni fa la forma costulata era abbastanza frequente in un habitat puntiforme presso Norma(LT),l'habitat è l'esposizione erano identici a quelli della forma tipica.L'anno scorso nello stesso punto erano presenti solamente forme scarsamente costulate.
La formazione di queste forme costulate di specie generalmente lisce sembra più un fatto casuale che un adattamento ecologico.



La natura è un libro aperto, siamo noi che non sappiamo leggerlo
Sandro
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Ezallot
Utente Senior

Città: Monster

Regione: Netherlands


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Inserito il - 15 novembre 2008 : 05:11:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Nonostante tutta la buona volonta', non si e' quindi ancora riusciti a trovare una "decente" correlazione tra un qualche parametro ecologico/ambientale ed il carattere.
Molte presunte correlazioni sono spesso basate su un difetto di campionamento.
Proviamo a pensare di essere degli "stranieri" in una zona.... ci andiamo, non abbiamo molto tempo, non conosciamo piu' di tanto i posti. Per definizione "pescheremo" una popolazione qui ed una la', magari (sicuramente! abbiamo poco tempo)in ambienti diversi. Potremo sicuramente trovare qualche carattere che sembra essere correlato a differenze ambientali ma il piu' delle volte, tornando e ri-campionando, ci capitera' una correlazione opposta alla precendente.....
Mi piace l'esempio di Subpoto. Generalmente consideriamo le variazioni nello "spazio" ma non nel "tempo". Mi rendo conto che campionare in una zona una volta e non tornarci piu' e' un difetto di campionamento. Acc! mi tocca rifare tutti quei chilometri??????
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