danke, ma l'ostrogoto lo devo già masticare quando faccio proofreading per le traduzioni di mia moglie; non ce la faccio a leggere quel mallopposissimo documento
Modificato da - ClaudioPorcellana in data 05 marzo 2020 02:20:45
danke, ma l'ostrogoto lo devo già masticare quando faccio proofreading per le traduzioni di mia moglie; non ce la faccio a leggere quel mallopposissimo documento
Mi sa che, per il suo ruolo nella Sanità, 1) sia impegnatissimo nel combattere l'epidemia (Bergamo non è messa bene) 2) non possa o non voglia rilasciare dichiarazioni pubbliche
Spero cha Marz )Giuseppe) si faccia risentire presto, almeno per dirci che sta bane.
Un abbraccio (solo virtuale) Alberto
Giusto, Alberto: concordo in pieno! Anche se da un po' di giorni non abbiamo sue notizie e il dibattito ha continuato ad andare avanti, non dimentichiamo che a Giuseppe va il merito di aver dato il via a questa interessantissima discussione. E soprattutto, cosa ancor più interessante, di aver voluto inquadrare il fenomeno Coronavirus nell'ottica evoluzionistica, in linea con spirito del nostro Forum. Il caso vuole che, proprio in questo momento, in un programma televisivo dedicato all'argomento, uno dei partecipanti al dibattito ha consigliato a tutti una maggior flessibilità, ovvero una maggiore disponibilità a modificare il proprio atteggiamento, senza lasciarsi destabilizzare da qualche piccola modifica nelle nostre abitudini, quelle abitudini a cui tendiamo tutti ad essere "ancorati" indissolubilmente. A questo punto, a proposito di evoluzione, la mia mente è corsa veloce al noto aforisma del padre dell'evoluzionismo: <<Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.>> Che dire di più? L'aforisma sembra scritto apposta per questo particolare momento storico che stiamo vivendo... E credo che, se in questo momento fosse tra noi a condividere questa situazione, il grande Charles ribadirebbe ulteriormente questo concetto. Torna presto, Giuseppe!!
P.S: rileggendo l'incipit del mio commento (che neppure io ricordavo) avevo supposto che fosse indaffarato in altro e sperato che stesse bene, quindi non è che non capisca ;-)
Modificato da - ClaudioPorcellana in data 09 marzo 2020 20:55:02
In termini statistici sopravvive chi, in un modo o nell'altro (sopravvivendo lui, riuscendo ad accoppiarsi, garantendo la sopravvivenza della prole ecc...) riesce ad ottenere un buon successi riproduttivo (rapporto medio tra figli e genitori > 1). In questo modo il DNA di una generazione passa alle generazioni successive. Si tratta di un meccanismo matematico, e cosa ci sta dietro lo possiamo solo ipotizzare.
A proposito del taglio evoluzionistico che Marz ha voluto dare a questa discussione, proprio ieri ho trovato questo interessante editoriale di Telmo Pievani pubblicato dall'Università di Padova: dopo tante "chiacchiere da bar" da parte di politici e tuttologi di turno, era ora di sentir parlare del problema con uno sguardo scientifico e razionale, inquadrando la complessa questione all'interno di un'ottica evoluzionistica, che in fondo è quella più congeniale allo spirito del nostro Forum:
Credo che sia molto interessante affrontare la questione anche in questa chiave di lettura: la TV certe cose non le dice, o se le dice, le dice poco e male...
Interessante e condivisibile quello che dice il prof. Pievani.
Io sono perplesso invece quando si parla di evoluzione per la nostra specie. La nostra specie sfugge alle leggi della selezione naturale almeno da 3 secoli. Viviamo in media 30 anni più dei nostri cugini scimpanzé, curiamo la maggior parte delle malettie ...... Se funzionasse ancora nella nostra popolazione la selezione naturale non saremmo arrivati a 8 miliardi.
Una considerazione che mi pare condivisibile è che una delle nostre debolezze è di essere una popolazione troppo numerosa e che vive in condizioni di promiscuità innaturali nei centri urbani.
Di solito, in natura, i branchi strutturati non superano il numero di individui che riescono a riconoscersi reciprocmente e stabilire delle gerarchie. Noi, invece, viviamo in comunità fatte per lo più di sconosciuti.
Modificato da - elleelle in data 11 marzo 2020 11:28:44
Interessante e condivisibile quello che dice il prof. Pievani.
Io sono perplesso invece quando si parla di evoluzione per la nostra specie. La nostra specie sfugge alle leggi della selezione naturale almeno da 3 secoli. Viviamo in media 30 anni più dei nostri cugini scimpanzé, curiamo la maggior parte delle malettie ...... Se funzionasse ancora nella nostra popolazione la selezione naturale non saremmo arrivati a 8 miliardi.
Una considerazione che mi pare condivisibile è che una delle nostre debolezze è di essere una popolazione troppo numerosa e che vive in condizioni di promiscuità innaturali nei centri urbani.
Di solito, in natura, i branchi strutturati non superano il numero di individui che riescono a riconoscersi reciprocmente e stabilire delle gerarchie. Noi, invece, viviamo in comunità fatte per lo più di sconosciuti.
Ciao Luigi, concordo in pieno con te. Quando ho letto l'editoriale del Prof. Pievani ho trovato estremamente affascinante questa "chiave di lettura evoluzionistica" del fenomeno in questione e istintivamente ho pensato subito...al fenomeno dei "piccioni" urbani. Con la dovuta prudenza, credo che i due fenomeni presentino delle spiccate analogie: sia i virus che i colombi fanno tranquillamente il loro "lavoro" da milioni di anni. Ma noi, oltre ad essere quasi 8 miliardi, con le nostre abitudini assurde e contro natura, involontariamente e nostro malgrado abbiamo creato per questi nostri fastidiosi commensali...un vero e proprio "Paese della Cuccagna". E così, i nostri "piccioni" trovano il loro "Eldorado" nei nostri affollati agglomerati urbani, al sicuro da freddo, intemperie e sbalzi termici, stracolmi di nicchie e cibo a volontà. E soprattutto, nella più totale assenza di predatori: una vera "pacchia"! Quanto ai virus, il loro "Eldorado" siamo noi, che, oltre ad essere 7,5 miliardi, ci raduniamo in migliaia e migliaia in spazi così sovraffollati da creare situazioni da panico.
Enzo
Modificato da - Stregatto in data 11 marzo 2020 16:30:39
la prima cosa nel virgolettato pare rispondere alla mia ipotesi fatta prima
"Ci sono altri due motivi che potrebbero spiegare l’alta letalità del coronavirus in Italia. Il primo è la demografia: l’età media dei pazienti cinesi ospedalizzati è di 46 anni, mentre la nostra è molto più alta. Il secondo è il fatto che il sistema sanitario italiano nelle aree più interessate dall’epidemia – e in particolare i reparti di terapia intensiva – «è veramente sotto stress, per usare un eufemismo»."
la prima cosa nel virgolettato pare rispondere alla mia ipotesi fatta prima
"Ci sono altri due motivi che potrebbero spiegare l’alta letalità del coronavirus in Italia. Il primo è la demografia: l’età media dei pazienti cinesi ospedalizzati è di 46 anni, mentre la nostra è molto più alta. Il secondo è il fatto che il sistema sanitario italiano nelle aree più interessate dall’epidemia – e in particolare i reparti di terapia intensiva – «è veramente sotto stress, per usare un eufemismo»."
Grazie mille, Claudio! Davvero interessante questo articolo: mi sono già iscritto alla Newsletter. Finalmente una notizia che, pur non essendo totalmente rassicurante, ci apre uno spiraglio di speranza: in effetti noi italiani siamo tendenzialmente un popolo di "snumerati" (per citare il titolo di un vecchio e interessantissimo libro del noto matematico John Allen Paulos)...Effettivamente questa chiave di lettura di Ricciardi attutisce un tantino la mia ansia: tutti noi spesso facciamo male i conti. Se considerassimo il numero totale dei contagiati (e non soltanto i relativamente pochi positivi al tampone, che sono soltanto una fetta), il valore del rapporto morti/guariti sarebbe molto più basso... Che dire di più? In questo momento così difficile, non disperiamo e non perdiamoci di coraggio: stringiamo i denti, continuiamo a lottare, documentiamoci, teniamoci aggiornati e...incrociamo le dita!
Enzo
Modificato da - Stregatto in data 11 marzo 2020 22:37:41
Di solito, in natura, i branchi strutturati non superano il numero di individui che riescono a riconoscersi reciprocmente e stabilire delle gerarchie. Noi, invece, viviamo in comunità fatte per lo più di sconosciuti.
Luigi, questa tua considerazione è estremamente interessante: mi ha ricordato molto da vicino quanto sosteneva Irenäus Eibl-Eibesfeldt, il grande etologo fondatore dell'etologia umana, purtroppo scomparso di recente. In una sua vecchia intervista che ho letto molti anni fa su "Airone", lo studioso affermava che l'uomo trova la sua dimensione sociale più congeniale all'interno di piccoli paesi e villaggi, dove si instaurano delle gerarchie caratterizzate da ruoli ben precisi e definiti.
Enzo
Modificato da - Stregatto in data 11 marzo 2020 22:56:07
Ho appena trovato questo articolo: si tratta della testimonianza diretta del Dr. Filippo Galbiati, Sindaco di Casatenovo (LC) e medico all'Ospedale Niguarda di Milano, che ha reso nota la sua personale esperienza attraverso una lettera aperta alla cittadinanza di Casatenovo e di tutto il nostro paese. Qui l'articolo pubblicato in "La Rivista della Natura":
Se considerassimo il numero totale dei contagiati (e non soltanto i relativamente pochi positivi al tampone, che sono soltanto una fetta), il valore del rapporto morti/guariti sarebbe molto più basso...
A me questo dato non mi rassicura per niente. L'Italia è forse il Paese al mondo che ha fatto più tamponi. Molto più verosimile che la base dei contagiati sia sottostimata piuttosto in Cina o in Corea.
Comprensibile che il prof. Ricciardi cerchi di sdrammatizzare, visto in buona parte è stato lui il responsabile delle politiche poco incisive delle scorse settimane.
Modificato da - elleelle in data 12 marzo 2020 10:38:55