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Ragno sputatore

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Ragno sputatore Scytodes thoracica

 
 
Scytodes thoracica foto di Aldo Marinelli

Scytodes thoracica con uova foto di Aldo Marinelli

Scytodes thoracica con uova vista laterale foto di Aldo Marinelli

Scytodes thoracica e la sua ragnatela foto di Luigi Lenzini

 

Il ragno sputatore

Questo piccolo ragno usa una tecnica di caccia particolarissima, che ha dell’incredibile; ancora una volta, restiamo meravigliati delle bizzarrie e delle particolarità negli adattamenti e nell'evoluzione del mondo naturale. Eppure, un animaletto così straordinario vive comunemente nelle nostre case, nelle cantine e nei magazzini. E’ molto schivo e si muove soprattutto di notte; anche allora, tuttavia, non esce volentieri dai suoi rifugi bui: fessure sotto i mobili e tra i mobili e il muro, oppure i battiscopa e le crepe dei muri. Queste abitudini, congiunte alle piccole dimensioni, meno di un centimetro, spiegano perché spesso non sappiamo di averlo in casa e ce ne accorgiamo, eventualmente, solo quando spostiamo i mobili. Allora, se si guarda da vicino tra la polvere, può capitare di vederlo che cerca di riguadagnare un riparo camminando con passo incerto sulle gracili zampette. In natura si trova sotto le pietre, nelle fessure delle rocce e sotto la corteccia degli alberi. L'aspetto di questo ragno è inconfondibile: la parte anteriore (prosoma o cefalotorace) è gonfia e tondeggiante quanto la parte posteriore (opistosoma o addome), il che gli conferisce la caratteristica sagoma a otto.
La colorazione è beige con un tipico disegno a linee scure: tra queste si nascondono 6 piccoli occhi; la colorazione dell'addome è di un beige-grigio più o meno intenso a seconda degli ultimi pasti del ragno e presenta un tipico disegno con chiazze e linee scure; le zampe, dalla tipica colorazione ad anelli, sono di media lunghezza e molto esili. Il ragno avanza sondando il terreno con gli arti anteriori sollevati, con una tipica andatura cauta e "titubante"; fugge rapidamente solo se è molto spaventato.
La forma così atipica e le zampe troppo sottili per poter essere utilizzate per catturare la preda, insieme al fatto che non costruisce una vera e propria ragnatela per intrappolare le prede fanno venire il sospetto che possieda un’ “arma segreta”. Infatti questo ragno cattura le prede con una tecnica incredibile: spruzza loro addosso, da una distanza che può arrivare al centimetro, una sostanza liquida collosa che, rapprendendosi e solidificandosi immediatamente, le immobilizza e le incolla al terreno.
Può catturare attivamente le prede durante le sue "escursioni" notturne, specialmente se spinto dalla fame, ma la tecnica di caccia abituale è un'altra: il ragno sporge - soprattutto con le due sottili zampe anteriori - dal suo rifugio, in attesa del passaggio di una preda; quando questa viene a contatto con gli arti, il ragno attacca e lancia il suo tipico getto di colla. Questa sostanza, spruzzata attraverso i cheliceri, proviene da due grosse ghiandole che si trovano nel prosoma e che si sono distinte e differenziate da quelle adibite alla produzione del veleno. Ecco il perché di un cefalotorace così rilevato e che dà al ragno, visto di profilo, un aspetto “gobbo”: al volume delle normali ghiandole velenifere si aggiunge quello delle ghiandole per la sostanza collosa e dei potenti muscoli che le spremono per spruzzare la colla con una certa forza. Il ragno varia la direzione del getto del liquido durante l’operazione in modo da descrivere una linea a zig zag ripassando sul corpo della preda anche 10 o 20 volte. Appena spruzzato il getto di colla, operazione che richiede solo una frazione di secondo, il ragno avanza con cautela verso la preda e cerca un punto morbido nell'esoscheletro dove morderla per iniettare il veleno, per lo più una zampa o un'antenna; nel caso la preda sia di grandi dimensioni il ragno la morderà in più punti. Dopo qualche minuto la preda soccombe e il ragno inizia a nutrirsene. Avendo una tecnica di caccia così specializzata, che ricorda il modo di combattere del “Retiarius”, una delle figure che partecipavano alle lotte tra gladiatori dell’antica Roma, il ragno sputatore non ha bisogno di altre armi: come le zampe, anche i cheliceri sono piccoli e deboli. Anche quando viene attaccato, il ragno non cerca mai di mordere e reagisce solo fuggendo o spruzzando la colla contro l’aggressore.
Il ragno Scytodes thoracica si nutre di tutti i piccoli animali che si trovano nel suo ambiente: soprattutto lepisme (pesciolini d’argento), altri insetti atterigoti ed anche altri ragni (vari Gnaphosidae e Theridiidae, Oecobius sp.). Gli esemplari più giovani catturano Psocotteri e Collemboli. Paradossale il fatto che buona parte della dieta di questo ragno, relativamente lento, sia basata su artropodi rapidi e agili come le lepisme che vengono facilmente immobilizzati con il getto colloso. Notevole anche la sua capacità di sopraffare ragni più grandi e robusti, che a volte vengono adescati addirittura dal bordo della loro stessa ragnatela: quando il “proprietario” della ragnatela si avvicina per attaccarlo, viene sorpreso e immobilizzato dal getto liquido di colla.
La femmina depone un numero ridotto di uova di grosse dimensioni che porta con se in un ovisacco a grappolo fino alla schiusa. In Italia sono comuni anche altre 2 specie di questo genere: Scytodes velutina, specialmente sulle Isole e sulla costa tirrenica e una specie, probabilmente introdotta e ancora non identificata, simile a Scytodes thoracica ma più grande, dalle zampe più lunghe in proporzione al corpo e dal cefalotorace e le zampe di un'intensa colorazione arancio-rossastra.

Testo di Luigi Lenzini e  Piergiorgio di Pompeo

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