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 Chilostoma planospira cassinensis Paulucci, 1879
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garagolo
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Flora e Fauna

Inserito il - 24 ottobre 2012 : 10:42:06 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

La Paulucci , all'interno del suo lavoro "Fauna malacologica della Calabria, 1879" inserisce una monografia sui Chilostoma planospira nella quale , oltre a discutere delle varie "forme" descritte, ne descrive a sua volta alcune nuove.
Alcune di queste forme o ssp. sono ancor oggi considerate valide e riportate in letteratura, nella checklist illustrata del forum e nella sistematica proposta da Bank.
Una delle forme descritte dalla Paulucci, non considerata nelle lista suddette, l'ho rinvenuta nelle località tipiche, a maggio di questo anno, dopo abbondante pioggia, ne ho raccolte una decina di esemplari adulti e, a mio parere, merita di essere riesaminata in quanto ben caratterizzata morfologicamente rispetto ad altre.
Riporto alcune foto a confronto con un esemplare di planospira proveniente dalle Gole dell'Orfento, come si può notare , notevole è la diversità di dimensioni, gli esemplari raccolti sono decisamente più piccoli ma pur avendo un numero di giri un po' inferiore, sicuramente adulti, con inspessimento labiale e consistenza del nicchio robusta.
La presenza di peluria è costante in tutti gli esemplari, l'ombelico è più stretto.

Non entro nel merito se questa possa essere considerata una ssp. valida o meno ma mi farebbe sapere quali studi successivi a quello della Paulucci hanno resi validi alcuni taxa e obsoleti altri.


Immagine:
Chilostoma planospira cassinensis Paulucci, 1879
118,92 KB

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Chilostoma planospira cassinensis Paulucci, 1879
126,55 KB

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Chilostoma planospira cassinensis Paulucci, 1879
142 KB

Ed ecco i particolari della peluria


Immagine:
Chilostoma planospira cassinensis Paulucci, 1879
126,66 KB


Ale


"Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più sicuro" (Umberto Eco)

Subpoto
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Inserito il - 24 ottobre 2012 : 12:19:57 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Domanda molto interessante ma purtroppo ancora senza risposta.
La chcklist di Bank riprende acriticamente quella italiana per il gruppo di C.planospira.
Attualmente non ci sono studi soddisfacenti su questa specie, la Paulucci tentò un ordinamento sulla base di caratteri della conchiglia per poi ammettere quello che abbiamo tutti sott'occhio che questi caratteri ricompaiono a distanza senza apparenti giustificazioni.
La villosità è molto variabile anche all'interno della stessa popolazione, più frequente nei giovani e tende a scomparire negli adulti ad eccezione di alcune popolazioni in cui è permanente.Altro carattere preso in considerazione è il colore del peristoma ed anche questo va dal bianco al bruno con tutte le sfumature intermedie.
La distribuzione verticale della specie va dal livello del mare fino a circa 1800 m colonizzando ambienti molto diversi con i relativi adattamenti, anche da nord a sud la troviamo dall'Appennino ligure fino alla Sicilia con forme locali scarsamente differenziate e collegate da forme intermedie.
Le sottospecie riportate in checklist sono delle forme più caratterizzate come le due forme siciliane: Chilostoma (Campylaea) planospira benedictum (Kobelt, 1872) Chilostoma (Campylaea) planospira macrostoma (Rossmässler, 1837) o Chilostoma (Campylaea) planospira setulosum (Briganti, 1825) della Bassa Campania e Chilostoma (Campylaea) planospira occultatum (Paulucci, 1886) dell'Argentario, la forma tipo secondo la Paulucci è quella dell'Appennino aretino.
La selezione di queste forme fu fatta in base ai lavori di Forcart e Giusti & Mazzini, ma come precisato nelle note delle checklist per questa specie sarebbe necessaria una revisione.
Alle sottospecie inserite se ne potrebbero aggiungere molte altre ma ciò creerebbe ulteriore confusione, se se ne sente l'esigenza si potrebbero riunire queste varietà senza dargli un valore sistematico in una tabella, sul forum abbiamo già parecchio materiale.
Probabilmente non si tratta di un'unica specie ma di un complex, da anni ci sta lavorando Fabiomax con il gruppo siciliano anche sulla genetica ma è un lavoro lungo e molto complesso e non so quando si avranno i primi risultati.



La natura è un libro aperto, siamo noi che non sappiamo leggerlo

Sandro
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garagolo
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Flora e Fauna

Inserito il - 24 ottobre 2012 : 13:54:27 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie delle precisazioni Sandro, in effetti , come per altri gruppi, occorre attendere i risultati di studi più approfonditi.
Nell'ambito delle sole caratteristiche morfologiche questa "forma" mi pare comunque non meno caratterizzata di altre riportate in checklist, ma chissà per quante altre forme ed altre specie di altri gruppi varrebbe lo stesso criterio.
L'idea di fare una tabella con le distribuzioni di Chilostoma planospira, analoga a quanto fatto preliminarmente per cingulatum, con tanto di foto delle varie "forme" , mi intriga parecchio !!!!


Ale


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Subpoto
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Inserito il - 21 novembre 2012 : 12:23:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia


Non entro nel merito se questa possa essere considerata una ssp. valida o meno ma mi farebbe sapere quali studi successivi a quello della Paulucci hanno resi validi alcuni taxa e obsoleti altri.


Compilando la tabella che si rifà alla divisione della Paulucci sono stato costretto ad approfondire un po i problemi, le sottospecie segnalate anche se dubitativamente della check-list si rifanno ad una revisione di Forcart ed avari lavoro di Giusti come segnalato nelle note:

"Chilostoma (Campylaea) planospira: A Chilostoma planospira sono attribuite un certo numero di entità sottospecifiche: benedictum (Kobelt, 1872), confusum (Benoit, 1857), macrostoma (Rossmässler, 1837), neapolitanum (Paulucci, 1879), occultatum (Paulucci, 1886) planospira (Lamarck, 1822), setulosum (Briganti, 1825), etc. (cf. Alzona, 1971 - Atti Soc. ital. Sci. nat. Mus. civ. Stor. nat. Milano, 111: 1-433). Con l'eccezione di C. p. planospira, H. p. occultatum, H. p. setulosum, convalidate seppur con riserva (cf. Forcart, 1965 - Verh. naturforsch. Ges. Basel, 76: 59-184; Giusti & Mazzini, 1970 - Lav. Soc. ital. Biogeogr. (N.S.), 1: 201-335; Giusti, 1973 - Lav. Soc. ital. Biogeogr. (N.S.), 2: 423-576; 1976 - Lav. Soc. ital. Biogeogr. (N.S.), 5: 99-355), le altre non sono state recentemente riviste."


Come per chi ci ha messo le mani prima anche per me è difficile capire come poter suddividere questa enigmatica specie, le dimensioni evidenziate tra le due forme nel primo post non sono una discriminante valida, questa specie ha un ciclo di vita poliennale come si vede dalle riprese di crescita evidentissime sulla foto della base dell'esemplare della valle dell'Orfento, ma raggiungono la maturità sessuale molto prima di raggiungere le massime dimensioni.
Presso Lettomanoppello nella Valle dell'Angelo(500 m) ed a Passo Lanciano in faggeta 1500 m) fui sorpreso di trovare popolazioni di esemplari molto piccoli, ed ancora più piccoli sono quelli del Passo S.Leonardo segnalati da papuina.
Anche l'ampiezza dell'ombelico è un carattere debole,i fattori che l'influenzano particolarmente sono le dimensioni e l'altezza della spira ed in questa specie sono caratteri molto variabili.
Altro carattere distintivo è il colore del peristoma ma come abbiamo visto varia notevolmente da popolazione a popolazione ed infine la villosità che compare e scompare senza motivi apparenti lungo l'areale della specie, ciò rende difficile parlare di sottospecie villose e sottospecie glabre a meno che non si ipotizzi la suddivisione in una miriade di specie o sottospecie con dei caratteri morfologici che ritornano indipendentemente dai rapporti filogenetici esistenti tra le diverse popolazioni, e questo non è contrario ai risultati genetici che stanno evidenziando un grande frazionamento specifico per la radiazione di specie autoctone.
Purtroppo rimane un discorso aperto in cui si può sostenere tutto ed il contrario di tutto, aspettiamo se vi saranno degli sviluppi futuri per chiarire quest'enigma.



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Sandro
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