Le formica rizzaculo
Crematogaster scutellaris

Specie essenzialmente mediterranea la Crematogaster scutellaris o formica rizzaculo (per la loro proverbiale aggressività e capacità di mordere) ha la testa rossa o arancione e il capo nero. L'addome di solito è proiettato sopra la testa per spruzzare in avanti il veleno. Nidifica sul legno morto, nelle travi e negli infissi delle case ma di solito la si può trovare anche sugli alberi.
Questo insetto scava il suo nido a partire da una ferita della corteccia delle querce. Ne risulta un sistema complesso di gallerie, che ospitano più di 5000 individui, che si estende a volte su più metri ed è visibile all'esterno solo per piccoli buchi di 2 mm di diametro. Con il bel tempo si osservano le colonne di formiche indaffarate che si dirigono verso le fonti di cibo sia tra le fronde degli alberi che in mezzo alla macchia.

Questa formica utilizza gli afidi e più raramente la cocciniglia, per raccogliere la loro mielata, escremento liquido zuccherino. Si nutre anche di piccoli insetti vivi o morti. La colonia ha una sola regina. La sciamatura dei sessuati avviene prima dell'inverno. La deposizione delle uova inizia in marzo e le prime operaie compaiono in giugno. L'attività del formicaio, sebbene rallenti in inverno, si svolge tutto l'anno.
Appassionante da osservare, questa formica è odiata da coloro che prelevano il sughero dalle sughere, che vengono morsi vigorosamente anche se senza conseguenze ; rappresentano però un motivo di deprezzamento del sughero, impedendo la fabbricazione dei turaccioli. Attaccandosi ad un tessuto morto, non intacca la salute degli alberi: alcuni studi francesi infatti hanno osservato che la formica attacca essenzialmente il sughero di cattiva qualità degli alberi in cattivo stato.
Uno studio demografico in Spagna dei nidi di
Crematogaster scutellaris (Oliv.), è stato realizzato per analizzare i cambiamenti nel numero di individui nei loro differenti stadi (uova, larva, ninfa, operaie, maschi e femmina) durante il periodo di un anno. L'ovodeposizione avviene durante l'estate; le larve compaiono in settembre e trascorrono l'inverno nel secondo stadio. Il terzo stadio si ha nella primavera seguente. Entrano nella fase ninfale durante l'estate. La principale attività delle operaie si osserva alla metà e alla fine dell'estate. Gli individui sessuati compaiono alla fine dell'estate.
Quest'insetto, considerato di lieto augurio, è simbolo della laboriosità, della pazienza e della provvidenza. Come alter ego dell'uomo, ha però spesso un significato sgradevole ed antipatico, dato che impersonifica i tipi oltremodo previdenti, risparmiatori, attaccati al lavoro e taccagni. Questa duplice veste, positiva e negativa al tempo stesso della formica, come spesso avviene per molti animali, deriva dal fatto che questi piccoli insetti non sono stati ancora studiati con attenzione e, per la maggior parte di noi, resta un mistero cosa facciano veramente quando, correndo avanti e indietro, si danno un gran da fare. A Bologna si dice "Formica, briga, cioè molestia", dato che la sua presenza, specie sui vestiti, è presagio sventure, litigi e controversie legali. Alcuni, ma pochi, sostengono invece che questo minuscolo insetto sia foriero di fortuna. La loro presenza nelle case e nei granai era ritenuta comunque sgradita, e per tenerle lontane si usavano, e si usano, sistemi empirico-superstiziosi molto particolari. In Romagna e nel Bolognese si mettevano ad esempio dei rami di betulla sul tetto di casa, o di maggiociondolo sulla finestra, oppure, più semplicemente, si disponevano delle fettine di limone, o del pepe, lungo il cammino che solitamente percorrono. Per tenerle lontane dall'orto, invece, si segnavano, con il piede o con la mano, delle croci sul terreno. Il giorno più indicato per combatterle era considerato il primo di maggio, giorno nel quale era usanza preparare la majê, una sorta di corona composta da rami di pioppo intrecciati e fiori, che andava posta sul davanzale delle finestre dei locali da proteggere. In verità, il sistema più sicuro per tenere lontane da casa le formiche era quello di non lasciare in giro briciole di pane e avanzi, operazione che solo le brave massaie compivano con regolarità. Forse per questo, in Romagna, dicevano che, "Quando nasce una donna, piangono anche le formiche". Anche se, probabilmente, il detto è in realtà è un modo ironico per manifestare la disperazione dei genitori quando, anziché un "prezioso" maschio, nasceva una "inutile" femminuccia. Quando le formiche procedono in lunghe colonne, oppure brulicano fuori dalla tana, costruendo mucchietti di terra, secondo i romagnoli è segno che il tempo volge al peggio. "Se per le callaie - i varchi nelle siepi - le formiche vengono fuori dai formicai, vuol dire che fra poco pioverà". Sempre in Romagna, si crede che quando le formiche vanno sul pane o nella farina, abbiano il potere di renderli insipidi.